Beppe Vessicchio, ‘nella musica oggi c’è troppa omologazione’

Saranno dieci i giovani artisti che si sfideranno il prossimo 22 settembre alla finale del 65/o Festival di Castrocaro.

A contendersi il titolo: Bosco, Chiara Bruno, Tobia Lanaro, Frenèsya, Kaotika, Djomi, Sara Russo, Virginia Toniato, Nicole Vioto, la band Senza Volto.

In un’era dominata da social e talent in cui sembra prevalere l’omologazione, la storica rassegna – che in passato ha contribuito a lanciare star della musica come Zucchero ed Eros Ramazzotti – punta su unicità, coraggio e gavetta, come è stato sottolineato in conferenza stampa dai giurati, tra cui il maestro Beppe Vessicchio che ha spiegato che l’originalità è stata alla base della scelta nelle selezioni: “È stata un’esperienza molto interessante. Ci sono elementi che ampliano il panorama. Questo fa sempre bene. Perché magari qualche artista si trattiene dal calpestare alcuni cammini, alcune strade, perché pensa di essere solo, invece vedendo che c’è qualcun altro che ci prova e che magari riesce in quel cammino si sente incentivato a dar conto al proprio istinto. Perché la cosa più comune in questi tempi – e che noi giurati riscontriamo – è il fatto che esiste una omologazione importante. Bisogna seguire invece la propria propensione.

Bisogna scavare sotto la scorza. Io, anche in musica, sono per la biodiversità a tutti i costi’. Il compito di un artista, ha ribadito Vessicchio, è “esprimere se stesso, ed è questo il valore più grande, sia per lui che per l’insieme comunitario di coloro che si esprimono in musica. Non importa avere poco mercato, perché ci sono artisti che hanno poco mercato ma hanno tantissimo da dire, e lo diranno sempre, e avranno sempre chi li seguirà. Non dobbiamo lasciarci fuorviare da ciò che ha spazio e successo, anche se viviamo collegati costantemente alla rete, ciò non deve orientarci più di tanto né tantomeno deve deviare il nostro percorso naturale ovvero tutto ciò che ci renderebbe assolutamente unici”. In sintonia con le parole del maestro, la giurata Serena Brancale: “Ho premiato la personalità e non la voce. Perché ci sono tantissime voci che tendono a emulare tutto ciò che si sente in radio, ma mancano le personalità.

Quindi ci siamo ritrovati nello scegliere più ragazzi grandi e preparati – che bisogna premiare perché la gavetta va premiata – piuttosto che ragazze prodigio di 16 anni che cantano come Whitney Houston o emulano Beyoncé o rifanno il vibrato dell’ultima cantante new soul che esce dall’America. La mia scelta è stata dirottata verso le persone che meritano di arrivare in finale a Castrocaro e meritano di essere premiate perché scrivono. Ho apprezzato un sacco chi ha portato l’inedito rispetto a chi, bravissimo, voce super potente eccetera, ma ha portato la cover. Un cantautore è un artista che ha più coraggio di chi decide di portare la cover.

Io ho premiato chi ha portato l’inedito. Il coraggio fa parte di questo mestiere. Bisogna cantare quello che scrivi e non quello che senti in radio”.

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