Un’esposizione letterario-poetica da cui trarre utili spunti per lo studio e l’analisi della personalità, con la sua complessità e mutevolezza, e la ricerca del sé: un volume in cui si fondono vari saperi, dalla filosofia alla psicologia, dalla pedagogia educativa alla didattica.
Ne “Il colore della parola- tavolozza del linguaggio”, Bernardo De Muro, maestro dell’arte oratoria, dà vita a un saggio articolato, denso di rimandi e citazioni, a partire dall’epistemologia, che definisce i criteri e i limiti del pensiero scientifico, sulle tracce di Gregory Bateson.
De Muro individua le ‘parti’ dominanti della psiche: carattere, atteggiamento, temperamento, funzione/ruolo e abitudini, stili di vita ma si sofferma anche su “come rapportarsi con le persone, e con altre microstorie del sé e del “noi” non immediatamente visibili o riscontrabili”. “Il lavoro è rivolto all’ambito della scuola e della formazione in senso ampio – spiega De Muro all’ANSA – ambito in cui non mancano interessanti modelli di studio nella relazione tra docenti e allievi”. Partendo dalle teorie di Eric Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale e dai differenti Stati dell’Io, ma si fa cenno anche a Ippocrate e alla teoria dei tipi – e, successivamente, a quella dei ‘tratti’ utilizzando i comodi assi cartesiani – emergono le diverse combinazioni e interazioni, positive e negative, l’Io-Genitore (G), l’Io-Adulto (A) e l’Io-Bambino (B), “ciascuno dotato di un insieme più o meno coerente di pensieri, sentimenti, comportamenti”, chiarisce lo studioso.
Nell’insegnamento, la teoria perde valore se non si innesta sulla pratica – in cui si delinea la teoria degli Stati dell’Io, insistendo sul compito del docente, “che è soprattutto suscitare motivazione e interesse e valorizzare così le capacità, l’estro e i talenti di ogni singolo allievo”, argomenta De Muro. E infatti prevale la figura dell’Io-Adulto, in grado di risvegliare la curiosità, reagire adeguatamente alle situazioni e capire le personali inclinazioni. “Il colore della parola” è completato da schede e tabelle, in una sorta di dialogo con il lettore che può a sua volta cimentarsi con esercizi sulla sfera semantica e le risonanze interiori dei vocaboli, oltre a utilizzare schemi e grafici per una sintesi visiva e mnemonica.
L’autore, che sottolinea l’importanza di un linguaggio evocativo, ricorda il dualismo fra intelletto ed emozione che scaturisce in ogni conversazione “non banale”, fa ricorso a metafore come il circo, tra “fantasmagorie di sogni, colori, luci, suoni”, per proporre la distinzione tra il ‘volto’ e la ‘maschera’. “In ogni persona – afferma – coabitano sfumature assimilabili a giocolieri della parola, acrobati del pensiero, equilibristi dello stile, puristi della forma; clown, personaggi patetici, ardimentosi dal polso fermo: figure non soltanto simboliche. E vi sono pure adolescenti prodigio che incantano per le loro abilità e il loro intuito. Ma non mancano i ‘silenzi d’attesa’ per ogni ardua prova, come il volo senza una rete o un triplo salto mortale o arrampicarsi al cielo con una fune”.
Per De Muro, “la personalità umana è la summa di esitazioni, incertezze, paure, tic, stravaganze, dominio d’impeto e dominio psicologico, ottimismo, sicurezza, tenuta, esaltazione: elementi spesso contrastanti e dissonanti, che coabitano con i mondi interni – attinenti alle leggi, alle regole e ai valori; ai desideri e agli affetti; alla logica, alla razionalità, all’equilibrio – e fattori dinamici come le anime gemelle: una scrive, l’altra accende”.