Dal 2 maggio scorso per un bambino di quattro anni di Olbia le porte dell’asilo paritario che frequentava sono rimaste chiuse.
“Troppo vivace, bisognoso di molta attenzione e fonte di distrazione per gli altri bambini della classe”: così lo hanno definito le insegnanti e i gestori della scuola equiparata che hanno chiesto ai suoi genitori di assumere a loro spese un educatore che potesse seguire in classe il piccolo.
I genitori hanno fatto muro e si sono rivolti all’avvocata Oriana Erittu per diffidare i gestori dell’asilo, sostenendo che si tratta di una vera propria discriminazione ai danni del loro figlio.
“La situazione sta degenerando, nel senso che anche dopo la diffida formale da me presentata, nulla è cambiato e il bambino non sta ancora frequentando la scuola – racconta l’avvocata all’ANSA – Speravamo che la diffida bastasse a farli tornare sui loro passi, ma così non è stato. Si chiede di pagare un’educatrice, ma al bambino non è stata diagnosticata nessuna patologia, non ha una certificazione che ne attesti una qualche disabilità. La famiglia è in attesa di fare una valutazione neuropsichiatrica, ma al momento il bambino risulta senza alcun problema specifico, se non la sua vivacità”.
Oggi la legale ha trasmesso la diffida e una segnalazione agli uffici della Regione, competente sulle scuole paritarie alle quali eroga i contributi. “Essendo una scuola partitaria – spiega Erittu – la normativa che è tenuta a rispettare è identica a quella della pubblica. Non avrebbero mai potuto allontanare il bambino a causa di una patologia, perché la scuola deve essere inclusiva”.
Della vicenda è stata informata anche l’assessora alla Pubblica Istruzione del Comune di Olbia, Sabrina Serra.
“Premetto che le scuole paritarie non sono di competenza del Comune, ma – precisa – laddove dovessero arrivare delle richieste provvederemo a cercare di risolvere la situazione per garantire in primis al piccolo la giusta formazione ed educazione e per cercare di sostenere la famiglia”, racconta oggi l’agenzia Ansa.