Per tre ore il sindaco di Ottana, Franco Saba, è stato sentito dai carabinieri ai quali ha raccontato gli ultimi mesi dell’attività amministrativa della sua giunta, alla ricerca di qualche appiglio che possa collegare l’attentato dinamitardo della notte scorsa davanti al Municipio con l’azione del suo esecutivo .
“Mi sto arrovellando per ricordare se ci sia stato qualche cittadino che ha protestato, ma non trovo niente di niente – dice all’ANSA il primo cittadino – Negli ultimi tempi in questa zona sono state messe a segno intimidazioni contro alcuni sindaci (scritte minatorie verso il sindaco di Lanusei e l’attentato incendiario all’auto del sindaco di Oniferi, ndr), ma questa volta – sottolinea Saba – è avvenuto ai danni del Comune e non capisco se è un atto contro di me, contro un collega, un impiegato o un dirigente”.
La bomba ad alto potenziale esplosa nella notte non può comunque avere alcun legale con l’imminente tornata elettorale per le amministrative, perchè il comune di Ottana non è in scadenza.
“Sono stato eletto nell’ottobre del 2020 – ricorda infatti il sindaco – non si andrà però al voto a fine 2025 ma solo nel 2026, la consultazione è stata rinviata.
Quello che so per certo – ribadisce Saba – è che io continuerò a lavorare fino all’ultimo giorno facendo il mio dovere come ho sempre fatto”.
Grande centro industriale sorto negli anni ’60 per tagliare le gambe al banditismo, Ottana è stata piegata dalla crisi con la cancellazione di buona parte delle attività produttive, il ricorso alla cassa integrazione sino al licenziamento di migliaia di lavoratori. Nel mezzo ci sono stati vari attentati contro i pubblici amministratori, tutti datati nel tempo: era successo nel 2000, nel 2004 e nel 2010.
L’ultimo episodio, appunto, il 23 settembre 2010 quando nel mirino era finito l’ex sindaco Giampaolo Marras: ignoti avevano sparato contro la sua abitazione mentre lui con la moglie e i due figli piccoli erano in casa. Nella stessa notte un ordigno era stato fatto esplodere nel centro di aggregazione sociale, proprio di fianco all’abitazione dell’allora primo cittadino.