Sono finalmente riuscito a farmi un Selfie a Piazza Municipio a Napoli, con il Maschio Angioino senza la Venere degli stracci di Pistoletto o le sue ceneri dalle quali è risorta. Parrebbe sia nelle intenzioni dell’amministrazione del Sindaco Gaetano Manfredi, trasferirla nella Chiesa del Pendino in Via Duomo, dove qualche interessante esposizione d’artisti contemporanei Napoletani l’ho vista, ma dove francamente in termini spaziali, fatico a vedere, se non collocata invasivamente, la volgare copia macroscopica dell’opera di Pistoletto. Volgare per una serie di motivi: – il formato macro che snatura l’originale anche nel contenuto. – la montagna di stracci che non è tale ma è una simulazione su struttura. – le proporzioni che in macro offendono anche le innumerevoli copie della Venere come l’originale era. Insomma contraffare la storia e imporla a una Piazza come quella Napoletana in forma autocelebrante è peccaminoso: siamo a Napoli, la capitale del Regno delle due Sicilie, tra le più ricche d’Europa in termini d’arte, cultura e memoria.
La macro Venere potrebbe invadere e deturpare la Chiesa del Pendino, con i monumenti che ospita, su tutti quello sepolcrale di Giovanni Alfonso Bisvallo, scolpito da Girolamo D’Auria nel 1617. Non durerà molto neanche la possibilità, di farsi un selfie a Piazza del Municipio con dietro il Maschio Angioino, è in arrivo un maestoso Pulcinella di Gaetano Pesce, 12 metri d’altezza d’abbottonatura del suo camice con una rosa, nella pratica dell’iconico trickster simbolo e maschera universale della cultura popolare napoletana nulla, costerebbe 170000 euro. A monte chi è responsabile di quanto sta avvenendo nella città di Napoli, la più visitata d’Italia dal punto di vista turistico? Questa e altre operazioni sono a firma di Vincenzo Trione, al quale sfugge che la chiesa del Pendino, ubicazione finale della Venere di Pistoletto, parrebbe non sconsacrata, eppur abbiamo il Madre, Capodimonte, il Pan, ma anche il Museo Archeologico, luoghi dove avrebbe un senso dialettico e didattico un tantino più armonico.
Le critiche sempre crescenti? Lette come “malcostume piccolo borghese”, e allora da artista scostumato piccolo borghese, posso consigliarvi di passare da Totò Serio, l’unico storico gallerista restato aperto a Napoli da solo contro tutto e tutti? Magari incontrate anche gli artisti e i collezionisti che, quotidianamente ragionano dal vivo (e non sui social) di cosa sia sensato nell’arte contemporanea, che ne so, potreste incontrare gente come me o quel fake di Peppe Della Volpe, Alessandro Viglione o Altamura storico Maestro della generazione di mio padre, insomma se proprio volete confrontarvi con l’arte contemporanea, fatelo sul serio…
di Mimmo Di Caterino