Sono stati depositati presso la Corte di Cassazione da parte del Comitato CADAPA i due quesiti referendari sui quali è stata avviata la raccolta firme fino al 15 luglio per chiedere l’indizione di un referendum per l’abolizione della caccia.
In questi ultimi mesi è stato lanciato il più grande attacco di un Governo e di una trasversale maggioranza parlamentare nei confronti della fauna selvatica. A cominciare dall’approvazione dell’emendamento “caccia selvaggia” che consente la caccia in città e nei parchi per tutto l’anno e contro qualsiasi specie, per proseguire con l’approvazione al Senato dell’ordine del giorno che chiede il passaggio delle competenze sulla fauna selvatica dal Ministero dell’ambiente al Ministero dell’agricoltura, e le proposte per la caccia già a sedici anni, la riapertura della caccia ai lupi, l’uccisione degli orsi, non passa giorno senza che ci sia un nuovo attacco agli animali selvatici, non c’è più distinzione, specie protette e non protette sono oramai a rischio.
Si tratta di una situazione non più tollerabile, gli animali selvatici sono minacciati da una politica che li usa a fini elettorali per raccogliere il consenso tra agricoltori e allevatori, categorie che vorrebbero semplicemente l’estinzione di qualsiasi specie, vista come intralcio all’espansione delle attività umane a dominio di qualsiasi territorio selvatico.
L’avvio del percorso referendario per l’abolizione della caccia rappresenta un’azione che vuole rispondere con fatti concreti all’invadenza della politica nelle vite degli animali selvatici, per questo motivo la LAV – che in queste settimane è nelle piazze per una petizione per fermare gli effetti della Legge “caccia selvaggia” nelle città e nelle aree protette – ha aderito alla raccolta firme per richiedere l’indizione del referendum promosso dal CADAPA e che si pone come obiettivo l’abolizione della caccia e del famigerato articolo 842 del codice civile che consente l’ingresso dei cacciatori nei terreni privati anche contro il volere del legittimo proprietario.