Il Capodanno in Sardegna, oltre a festeggiamenti tradizionali, vede ogni anno una sorta competizione tra comunità locali per organizzare il Grande Evento che attiri migliaia di persone. Ed ogni anno post pandemico ormai si sprecano gli annunci del tipo “ Io l’ho fatto piu’ “ grosso “!” oppure “ porteremo tanta Gente!” ; come se la qualità di un evento si misurasse da quante persone sono presenti.
Tuttavia, dietro a questa festa, si nasconde una problematica che tocca il cuore della cultura artistica isolana indipendente che spesso abbiamo affrontato nelle pagine di Report Sardegna.
L’entusiasmo per i grandi eventi è palpabile, ma le ricadute positive per gli artisti locali sono spesso minime. marginali se non nulle. La gara tra le comunità sembra mettere in secondo piano il talento locale, lasciando gli artisti isolani ai margini di questi spettacoli. La domanda cruciale emerge: come possiamo ripensare il modo di organizzare questo tipo di eventi dando spazio anche alla cultura di eventi diffusi, inclusivi e sostenibili che coinvolgano e valorizzino gli artisti locali?
Il richiamo di migliaia di visitatori alle grandi celebrazioni di Capodanno può sembrare positivo, ma il modello di festa di massa spesso porta a conseguenze anche negative. La cultura massificante, focalizzata su un singolo evento, crea dei monopoli sulle risorse pubbliche, escludendo artisti locali e piccole associazioni virtuose in grado di dare un contributo autentico e radicato.
Intanto in quel della città del sole, Cagliari, il concertone che vede protagonista Marco Mengoni diventa un caso e divide il pubblico. Piu’ di un milione di Euro stanziati per tutta l’operazione per un Capodanno nella fatiscente struttura della fiera campionaria. Una cifra abnorme che sembrerebbe prevedere un evento finanziato dal pubblico a numero chiuso.
Nessuna preclusione per eventi che ospitino artisti di qualità che arrivano sull’isola, non è una questione di rinchiudersi in se stessi e fare i “SardTalebani”, ma nel caso dell’evento pubblico e finanziato con soldi della comunità si potrebbe pensare a dare spazio, lavoro e dignità a chi in quest’isola ha deciso eroicamente di produrre musica, arte, spettacolo in modo valido e originale.
Del resto questi capitali sono praticamente a disposizione di poche organizzazioni che puntano tutto sul nome blasonato disponibile pagato a caro prezzo.
Ci sarebbe bisogno quindi di una Sostenibilità Culturale che possa anche offrire più eventi anche nei piccoli paesi in un’ottica di Redistribuzione dei fondi anche alle piccole associazioni. Piu’ eventi diffusi sostenibili senza rinunciare alla qualità della proposta.
Promuovere una rete di eventi diffusi in diverse comunità, valorizzando le specificità locali e coinvolgendo una pluralità di artisti isolani, sarebbe così sbagliato?
Rivisitare i meccanismi di finanziamento per garantire una distribuzione più equa delle risorse, favorendo progetti culturali locali invece di concentrare tutto su un unico grande evento, sarebbe così impossibile? Coinvolgere gli artisti fin dalla fase di pianificazione degli eventi, dando loro voce nella creazione di spettacoli che rispecchino la ricchezza culturale dell’isola, sarebbe fantascientifico?
Oppure è meglio puntare tutto sul mainstream senza quindi sensibilizzare il pubblico sull’importanza di sostenere gli artisti locali, promuovendo una cultura di apprezzamento per la creatività radicata nel territorio?
Certamente non è facile rispondere a queste domande, soprattutto perché non c’è un dibattito neanche tra gli stessi artisti sardi, le istituzioni e certe organizzazioni che sono beneficiarie di fondi pubblici.
Il mega evento capodannesco spesso viene sbandierato come una opportunità di ricaduta economica per chi lo ospita. Ma davvero poi le spese vive per produzione e quelle per la sicurezza, pulizia delle location, gestione del traffico etc sono un investimento che poi ritorna sul territorio? In parte certamente. Ma sicuramente non genera un processo virtuoso che possa far crescere la consapevolezza culturale locale. Un mega evento gratuito trascina con sé una massa che a prescindere di chi suona vuole uscire e fare festa per quella notte particolare.
Le elezioni Regionali sono alle porte ma nessuna forza politica, per ora, mette sul tavolo la questione artistica sarda finalizzata ad un legge sulla musica e a delle proposte serie e strutturate che possano in qualche modo proteggere chi produce musica e arte nella nostra isola. Per qualcuno sembrerà superfluo ma ci sono centinaia di musicisti, addetti ai lavori, autori, band che potrebbero sviluppare progetti e dare il via a uno scambio culturale importante anche tramite gli eventi che dovrebbero garantire pari dignità rispetto a produzioni che arrivano d’oltremare.
Ripensare la cultura degli eventi in generale e in questo specifico caso di Capodanno in Sardegna è una sfida che richiede un cambiamento di mentalità. Solo abbracciando una visione di festività che valorizzi la pluralità artistica locale possiamo garantire un futuro in cui gli artisti isolani abbiano la visibilità e l’opportunità che meritano. Questo non solo renderebbe i festeggiamenti più autentici, ma contribuirebbe anche a costruire una Sardegna culturalmente più ricca e inclusiva per tutti.
Lisàndru