Il Dossier Statistico Immigrazione 2023 curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in collaborazione con l’Assessorato regionale del Lavoro, l’Ufficio della Consigliera di parità della Sardegna e l’Università degli Studi di Cagliari, è stato presentato, oggi, nell’Aula magna della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche, di Cagliari e in contemporanea con tutte le regioni italiane. Un rapporto annuale che aiuta a comprendere il fenomeno migratorio in Italia, oltre che uno strumento di analisi e riflessione per orientarsi meglio nel dibattito in corso.
“La Regione punta all’inclusione e all’integrazione delle comunità immigrate presenti nel nostro territorio, che ormai costituiscono una parte integrante del tessuto sociale ed economico della Sardegna – ha affermato l’Assessore regionale del Lavoro con delega all’Emigrazione, Ada Lai – L’incontro di oggi è un’occasione e al tempo stesso una opportunità: per riflettere non solo sul tema dell’accoglienza, ma soprattutto sulla qualità degli interventi messi in campo dalle diverse istituzioni, ciascuno nel rispetto delle proprie competenze; per capire – ha aggiunto – in quale misura le migrazioni possono rappresentare una risorsa per contrastare lo spopolamento nell’isola, ma anche una spinta per costruire un nuovo modello di accoglienza e inclusione sociale”.
Un focus particolare è stato fatto, oggi, sui dati del nostro territorio. A fine 2022, secondo i dati provvisori Istat, i residenti complessivi in Sardegna sono scesi a 1.575.028, in calo di 12.385 unità (-0,8%) rispetto agli 1.587.413 dell’anno precedente. Un calo che sembra inarrestabile, seppure in leggera frenata rispetto alle annualità passate, a cui non è riuscita a porre un freno nemmeno la componente straniera, rimasta sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno: 48.617 residenti a fine 2022 (+0,4% rispetto al 2021), dopo due anni di presenze in calo (-1,9% nel corso del 2021 e -5,7% nel 2020). A fronte di queste dinamiche, anche l’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione residente è rimasta stabile, attestandosi al 3,1%. A pesare sul calo demografico della regione resta soprattutto la bassa natalità. Nel 2022, infatti, si sono registrati 7.695 nuovi nati, di cui 338 da genitori stranieri, i quali incidono per il 4,4% sul totale.
“La Sardegna è sempre stata una terra accogliente e solidale – ha sottolineato l’assessore del Lavoro – e lo conferma attraverso l’adesione a programmi internazionali che consentono di contribuire allo sviluppo di territori e popoli e ad una crescita reciproca. Abbiamo messo in campo – spiega – una serie di interventi, come “Reti al Lavoro – Percorsi in Comune per giovani e donne in Senegal”, a conferma della volontà di cooperazione reciproca con altre nazioni e altri popoli. A settembre è stato pubblicato l’Avviso per la realizzazione di “Progetti per il rafforzamento e la valorizzazione dei giovani con background migratorio”, per prevenire il rischio di emarginazione socioculturale, economica e lavorativa. Un’altra scelta strategica è la valorizzazione delle imprese che si sono distinte per aver favorito l’occupazione dei rifugiati, con l’adesione al premio “Working for Refugee Integration 2023”.
Dalla pubblicazione si evince che, sempre nel 2022, anche il saldo migratorio con l’estero degli stranieri è risultato positivo (+2.192), dimostrando ancora una certa forza attrattiva dell’Isola nei confronti degli immigrati. Per quanto riguarda il tema della stabilizzazione degli stranieri, si rileva un aumento delle persone che nel corso del 2022 hanno acquisito la cittadinanza italiana: 733 rispetto ai 701 dell’anno precedente e ai 569 di due anni prima. La distribuzione sul territorio della presenza immigrata vede una maggiore concentrazione di residenti stranieri in provincia di Sassari (20.603, pari al 42,4% del totale), segue la Città metropolitana di Cagliari (15.103, incidenza 3,6%), la provincia del Sud Sardegna (5.376, 1,6%), quella di Nuoro (4.607, 2,3%) e infine quella di Oristano (2.928, 2,0%).
Per quanto concerne, invece, la ripartizione di genere, la popolazione residente straniera risulta composta in prevalenza da donne, le quali rappresentano il 53,9% del totale (media nazionale: 51,0%). Il panorama delle provenienze mostra poche variazioni rispetto agli anni precedenti. Secondo gli ultimi dati disponibili (2021), il 47,2% dei residenti stranieri (22.840) è originario del continente europeo, di cui 16.581 provenienti dall’Unione europea. La comunità più numerosa in Sardegna, infatti, è quella romena con 11.209 residenti. Al secondo posto troviamo gli africani con 13.057 residenti (di cui 4.346 senegalesi e 4.112 marocchini), seguiti dagli asiatici con 9.669 residenti (di cui 3.185 cinesi e 1.937 filippini). In merito alla ripartizione per genere, per le singole nazionalità si possono avanzare alcune osservazioni. I Paesi dell’Europa dell’Est, anche quando il numero delle presenze appare complessivamente modesto, presentano una spiccata componente femminile. È il caso della Polonia (donne 83,2%), dell’Ucraina (84,5%) e della Russia (84,7%); mentre da diversi paesi asiatici, come il Bangladesh (le donne sono solo il 18,8%) e il Pakistan (20,8%), e da diversi paesi africani, come il Senegal (18,9%) e la Nigeria (38,8%), arrivano soprattutto immigrati di sesso maschile. Diversamente Cina e Filippine mostrano tendenze consolidate e numerosità che indicano chiaramente che a “muoversi” sono i nuclei familiari.
Dal punto di vista dei settori lavorativi, invece, risulta che ben il 79,2% dei lavoratori stranieri è impiegato nei servizi (76,4% tra gli italiani) e tra questi il 22,0% nel lavoro domestico; l’industria ne assorbe il 18,7%, di cui quasi due terzi nell’edilizia, e l’agricoltura il restante 2,1% (a fronte del 5,6% degli italiani). Considerando le attività autonome, sono 10.536 le imprese gestite da immigrati in Regione, il 6,2% delle imprese sarde.
“Un altro obiettivo importante – conclude l’esponente dell’esecutivo – è quello di continuare ad informare e sensibilizzare l’opinione pubblica in tema di narrazione dei fenomeni migratori, per diffondere una maggiore consapevolezza della complessità del fenomeno, affinché il mondo diventi per tutti la propria casa”.