Campagna BDS contro aziende e istituzioni israeliane: una petizione popolare al Comune di Cagliari

A Cagliari, Potere al Popolo (PaP) Cagliari e il Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina hanno promosso una petizione con la quale si chiede al Comune di aderire al movimento internazionale per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) contro aziende e istituzioni israeliane coinvolte nelle violazioni del diritto internazionale nei Territori Palestinesi Occupati (TPO).

Indirizzata al Sindaco e al Presidente del Consiglio comunale per sollecitare «un’azione concreta da parte della nostra Amministrazione Comunale in linea con i principi di giustizia, uguaglianza e rispetto dei diritti umani, in un momento che dall’ottobre del 2023 è diventato di una drammaticità insostenibile per molti e molte di noi, con l’accelerazione della volontà di pulizia etnica della Palestina da parte del regime di apartheid israeliano sfociata nel genocidio in corso».

Viene messa in risalto l’importanza del movimento BDS, nato nel 2005 su iniziativa della società civile palestinese e diffusosi a livello internazionale. Il principio fondamentale su cui si base è il «il rifiuto della complicità internazionale verso l’occupazione, la discriminazione e il negato diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese».

Ispirandosi alle campagne di boicottaggio contro il governo del Sudafrica, che contribuirono a porre fine all’apartheid, la campagna BDS – continua il documento – «invita governi, enti pubblici e persone comuni a intraprendere azioni pacifiche e non violente per esercitare pressione su Israele affinché rispetti il diritto internazionale e ponga fine all’occupazione e all’apartheid e perché ponga urgentemente fine al massacro dei e delle palestinesi di Gaza».

Non sono più sufficienti meri atti simbolici di condanna, servono «misure concrete, come il boicottaggio economico e il disinvestimento da aziende coinvolte nella perpetrazione di violazioni dei diritti umani».

La richiesta dei firmatari della petizione

Fino alla cessazione del regime di apartheid, il Comune si impegni a:

  1. «Sospendere rapporti commerciali e contrattuali con aziende israeliane o multinazionali che traggono profitto dall’occupazione  e dalle violazioni dei diritti umani.
  2. Escludere dai bandi pubblici e dagli investimenti comunali le società che partecipano alla costruzione o al mantenimento delle colonie illegali, del Muro di separazione o di altri strumenti di oppressione e le aziende italiane che abbiano accordi di collaborazione con tali società.
  3. Applicare il boicottaggio culturale assicurandosi di revocare e non intraprendere nel futuro azioni di gemellaggio e cooperazione con istituzioni e individui che con la loro azione negli ambiti culturali più disparati collaborano a normalizzare il regime di Apartheid e il genocidio in corso.
  4. Adottare una politica di trasparenza per informare la cittadinanza sulle azioni intraprese rispetto a questa richiesta e in favore del rispetto dei diritti umani a livello internazionale».

«Aderire al movimento BDS  – sottolinea il documento – significa scegliere di stare dalla parte della giustizia, senza compromessi e con il coraggio di affrontare le sfide che derivano da una posizione etica e non opportunistica. È un impegno che richiede coerenza e determinazione, e anche il coraggio di anteporre i valori fondamentali della solidarietà e della dignità umana a interessi puramente materiali».

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