Continua a far paura quanto sta succedendo nel ventre dei Campi Flegrei in Campania: è diventato di dominio pubblico il verbale di sintesi ufficiale della Commissione Grandi Rischi che, in 6 pagine, descrive un quadro allarmante.
Il verbale è stato reso noto dal ‘Corriere del Mezzogiorno’. I componenti della Commissione Grandi Rischi hanno preso atto che il magma non solo è “coinvolto”, ma è anche quasi certamente risalito da un serbatoio a 7-8 chilometri di profondità a un altro posizionato a 4 km, a partire dal 2015 e fino al 2022 (anni in cui sono disponibili gli ultimi dati).
Dal verbale è emerso inoltre cbe, tra i 100 e i 200 metri di profondità, ci sarebbe una struttura geologica “argillosa e impermeabile” considerata di “media resisistività” e che funziona da “confinamento a fluidi in pressione”.
Un capitolo si sofferma poi sul rischio di fratturazione delle rocce sotto la spinta dei fluidi magmatici. Due studiosi (Neri e Kilburn) sono arrivati alla medesima conclusione: “In presenza degli attuali tassi di deformazione, il processo di fratturazione della crosta può subire una ulteriore accelerazione, fino al raggiungimento di condizioni critiche in un orizzonte temporale compreso tra alcuni mesi e pochi anni”.
La Commissione sottolinea che “non si può escludere che si possano innescare processi quali sismicità significativa, manifestazioni (eruzioni, ndr) freatiche e risalita del magma verso la superficie”. Non è esclusa, quindi, la “rapida progressione verso la risalita di magma in forma di ‘dicco’ (corpi di lava longitudinali), che possa raggiungere la superficie”.
In merito alle reti di monitoraggio che dovrebbero poter prevedere il fenomeno, la Commissione ha affermato: “Non appare chiara la capacità risolutiva spaziale e temporale delle reti in continuo Gnss, nel rilevare prontamente le fasi iniziali di tali dinamiche, laddove queste potrebbero essere associate alla generazione di segnali di piccola entità”. Si suggerisce, quindi, a Ingv-Ov di approfondire “in modo quantitativo” la capacità di cogliere l’eventuale risalita del magma soprattutto tra i 4 km di profondità e la superficie.
Un ulteriore segnale d’allarme è scattato quando si legge di “nuove evidenze di possibile coinvolgimento del magma“, Il suggerimento finale della Commissione Grandi Rischi è quello di intensificare le attività di monitoraggio e le attività di prevenzione della Protezione civile, preparandosi “all’eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore“.