Caos e innovazione, Fuksas fa 80 progettando il futuro

Quattro studi in giro per il mondo, da Roma a Parigi, dalla Cina in Arabia Saudita, oltre seicento progetti realizzati, dalle case alle torri, dai grattacieli ai centri commerciali, spazi culturali e religiosi, musei, aeroporti, scuole e ora anche la partecipazione a The Line, la fantascientifica città verticale che si sta costruendo nel deserto tra le montagne e il Mar Rosso. Ottant’anni il 9 gennaio  Massimiliano Fuksas è un vulcano in piena attività, soddisfatto della sua vita, ma con gli occhi decisamente piantati su un futuro dai grandi orizzonti.

“Sono un nomade, il mio paese è il mondo. Quello che mi manca? Forse solo progettare un’intera città, ma ci sto lavorando”. L’appuntamento telefonico è fissato per la mattina, l’architetto risponde all’ANSA dal suo studio romano condiviso come tutto con la moglie Doriana, circondato da colleghi e collaboratori, tante voci giovani. Lo chiamano e lui si interrompe per controllare, corregge, sprona, impartisce consigli: “Con il tuo disegno devi farli sognare!”.

Poi si ferma e si racconta: dai progetti italiani, “anche quelli più piccoli come il centro ricerche per la Ferrari o l’architettura di Bassano del Grappa per le distillerie Nardini”, al primo shopping center costruito a Salisburgo negli anni Novanta, un tripudio di trasparenze e di luce che un po’ ha rivoluzionato il genere, dice, “perché io allora i centri commerciali li odiavo”. Dalla Fiera di Milano alla Nuvola di Roma, dall’aeroporto di Shenzen in Cina al centro culturale di Rhike Park a Tbilisi in Georgia, e poi la Casa della Pace di Jaffa voluta da Simon Peres, le

due torri scultura di Vienna, il cubo tagliato dalla luce della chiesa di Foligno: ragionando sul costruito ma anche sulle idee rimaste sulla carta, come la scala per Betlemme immaginata per conto di Arafat, si potrebbe andare avanti per ore. Per ogni progetto c’è un ricordo, un aneddoto, una citazione cinematografica (“Per fare una buona architettura bisogna andare a vedere buoni film”), un’idea nata anche anni e anni prima. Racconta e si appassiona, Fuksas, parla di luce, di emozione, di libertà, di futuro, di collettività. “Ma se mi chiedono qual’è il mio progetto preferito rispondo che è quello che verrà – incalza -, perché gli architetti non fanno mai i conti col passato, li fanno col futuro”. Innovazione e sfide per il domani sono in effetti i concetti che in questa conversazione ritornano di più. Ed è un ragionare che come al solito per l’architetto romano si lega ai temi e alle sfide del vivere collettivo e della globalità, le migrazioni, l’emergenza abitativa, il caos “sublime” delle nuove megalopoli, il paesaggio, la salute, l’etica, per citare il titolo che scelse nel 2000 per la sua Biennale d’architettura “Città: Less Aesthetics, More Ethics”. L’architetto come protagonista attivo di una società complessa, insomma, impegnato a cercare soluzioni per i problemi e le aspirazioni del vivere collettivo, dalle diseguaglianze sociali a sovraffollamento ed emergenza abitativa, l’inquinamento, il traffico. L’Italia, ripete da tempo, dovrebbe scommettere su “un piano Marshall per la casa, bisogna demolire e ricostruire, avere coraggio e intelligenza”.

Tant’è, le grandi imprese al momento si fanno altrove: Cina, India, Arabia Saudita. “L’Oriente mi affascina, a Pechino abbiamo vinto un concorso per un pezzo di città”, dice, ma la sfida di oggi è The Line, la città lineare che si sta realizzando in Arabia Saudita all’interno di Neom, la nuova zona economica nella provincia di Tabuk, a nord del Paese, tra il Mar Rosso, le montagne e le valli superiori dell’Hejaz. Il suo è l’unico studio italiano coinvolto nella realizzazione, la moglie Doriana la sola architetta. L’incarico è per tre moduli di questa che sembra una metropoli uscita dalla fantascienza, tutta realizzata in verticale lungo una striscia strettissima di deserto lunga 170 chilometri ma larga solo 200 metri, con altezze fino a 500 metri.

Un’idea “straordinaria – si appassiona -, una città verticale piena di servizi e di verde, senza macchine e senza traffico, con parchi costruiti anche a 100 metri di altezza”. Pensata per accogliere 9 milioni di persone entro il 2030, The Line produrrà energia con le pareti riflettenti dei suoi edifici e garantirà spostamenti veloci con una super metropolitana capace di coprire tutta la sua lunghezza in soli 20 minuti. E poi? “Poi non so, forse quella che mi manca ancora è una città tutta mia”. Sul compleanno alla fine glissa: “Niente di che, faremo qualcosa in famiglia”. Grandi feste e bilanci possono aspettare.

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