Cara Giorgia la tua invettiva contro FanPage per l’inchiesta su Gioventù Nazionale, organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, rappresenta una forma di censura preventiva, una forma di grave legittimazione del giornalismo investigativo.
Ma non è la prima volta che la politica cerca di “sminuire” il giornalismo, diciamola tutta: una parte della destra e certa sinistra sono sempre stati insofferenti per i giornalisti e la libera informazione.
E’ palese, in Italia c’è un grave problema è si chiama libertà d’informazione, strangolata da editori che non vogliono e non sanno fare il loro mestiere e una classe politica che preferisce lasciare l’opinione pubblica senza informazioni corrette e in balia della propaganda.
La Giorgia nazionale ha addirittura affermato che non è giornalismo infiltrarsi nelle fila di un partito politico e rivelare quello che accade dietro le quinte e lontano da occhi indiscreti.
Nulla di più falso e ridicolo, Joseph Pulitzer, cui è intitolato il premio giornalistico più prestigioso del mondo, usava spronare i suoi reporter così: “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Criminalizzare l’indagine di FanPage vuol dire criminalizzare l’intero giornalismo di inchiesta, quello più inviso alla politica e a chi usa la politica per fini diversi da quelli istituzionali. La difesa del giornalismo libero dovrebbe essere un obbiettivo comune della destra e della sinistra perbene.
Non esiste l’informazione rubata o non esistono domande irritanti o fastidiose. Esistono domande e inchieste e questo dovrebbe bastare alla politica italiota.
Di Simone Spiga
Direttore di ReportSardegna24