“La Magistratura di Sorveglianza di Nuoro ha confermato il divieto dell’uso della farina nelle celle della Casa Circondariale di “Badu ‘e Carros”, per motivi di sicurezza, secondo quanto disposto dal Provveditorato Amministrazione Penitenziaria, fin dal 2016. Resta tuttavia il fatto che a questo punto il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria deve intervenire con una circolare esplicativa sulla materia motivando nello specifico perché solo in Sardegna deve permanere il divieto oppure estenderlo a tutti gli Istituti di Pena d’Italia. Attualmente è in atto una inaccettabile discriminazione su oltre 2000 persone private della libertà”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” facendo osservare che “volendo considerare gli aspetti complessivi della sicurezza nelle carceri sarebbe opportuno ricordare che nelle celle, fatte salve rarissime eccezioni (come una sezione della Casa Circondariale di Cagliari-Uta dotata di piastre elettriche), detenute e detenuti dispongono delle bombolette di gas per i fornellini destinati a scaldare il cibo”.
“Il tema della sicurezza – ha aggiunto Caligaris – è un argomento particolarmente complesso. Imporre limitazioni all’acquisto, attraverso il sopravvitto, di farine, anche per evitare “fermentazioni” e l’uso lieviti per produrre alcolici, non offre alcuna seria garanzia. La problematica più sentita è quella della diffusione della droga e dell’impiego e smercio degli psicofarmaci. Né si può tacere sulla gravissima carenza di personale, a partire dai Direttori”.
“Bisogna riconoscere che in Sardegna è la somma delle carenze del personale e il peso delle problematiche di carattere sociale e sanitario riversate nelle carceri a creare questioni di sicurezza, non le farine. Su questo occorre un significativo e risolutivo intervento delle Autorità competenti. Preparare una pizza o una focaccia – conclude l’esponente di SDR – non risulta abbia mai provocato gesti inconsulti, il disagio psichico e il senso di abbandono e solitudine invece sì. Lo sanno bene anche le Agenti e gli Agenti che vivono quotidianamente il disagio”.