“Il caldo torrido di questi giorni, con picchi fino a 45 gradi, rende impossibile la vita dentro le celle e nelle sezioni a detenute, detenuti e a chi opera nei penitenziari. Circostanza che rende tutte le persone dietro le sbarre più insofferenti e suscettibili, specie se in condizioni di salute precarie. Il rischio è quello di vedere raddoppiati gli atti di autolesionismo e le aggressioni. Urge una circolare del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per aumentare le ore all’aria aperta e promuovere le pene alternative”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” facendosi interprete del disagio segnalato da diversi familiari delle persone private della libertà rinchiuse a Cagliari-Uta.
“Nelle celle, soprattutto in quelle in cui ci sono più persone – hanno sottolineato i familiari – non si riesce a riposare durante la notte per il caldo. Durante le ore diurne si boccheggia e si aspetta con ansia l’ora d’aria, ma anche nei passeggi è quasi impossibile trovare refrigerio perché il cemento si surriscalda e mancano tettoie per potersi riparare dal sole”.
“I cambiamenti climatici con temperature che raggiungono vette incredibili anche a causa dell’umidità – evidenzia Caligaris – trasformano le celle in piccole fornaci. Una condizione di disagio con cui sono costretti a convivere specialmente gli Agenti che effettuano il servizio nelle sezioni. D’altro canto i passeggi, le aree all’aperto dove i detenuti possono accedere per due ore al giorno, sono scatole di cemento senza nessun supporto. Impraticabili soprattutto durante le ore pomeridiane perché in estate le pareti diventano incandescenti e spesso lo sono anche in inverno per la pioggia e il freddo. In queste condizioni ovviamente diventa difficile per chiunque fruire dell’ora d’aria”.
“Con il caldo estivo e la riduzione delle attività trattamentali, dovute anche alle ferie del personale, nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta, con 575 detenuti per 561 posti regolamentari, si accresce il rischio – ricorda l’esponente di SDR – di amplificare il malessere dovuto alla convivenza forzata e agli spazi ridotti, senza dimenticare il disagio psichico. Nella landa desolata, dove si erge il carcere di Cagliari, al caldo si aggiungono spesso odori sgradevoli. dovuti alle aziende operanti nella vicina area industriale, che rendono il clima ancora più insopportabile. La strada da percorrere, per limitare i disagi in ogni carcere da Bancali a Massama, da Alghero a Badu ‘e Carros, è duplice. Da un lato dotare gli spazi all’aperto di infrastrutture che possano alleviare il problema del sole a picco e dall’altro favorire l’accesso alle misure alternative. La pena della perdita della libertà non può essere ulteriormente aggravata da condizioni di vita insopportabili”.