“Ho commesso un reato. Sono stato condannato. Sto espiando la mia pena. Ma a questa mi sono state aggiunte pene accessorie di natura fisica, per i continui dolori che ho quotidianamente all’addome e altri sintomi, e psicologica”. Lo ha scritto in un’accorata lettera all’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV”, M.R., 54 anni, napoletano, detenuto nella Casa di Reclusione “Giuseppe Tomasiello” di Alghero.
Affetto dal 2017 da “laparocele addominale”, trasferito in Sardegna nel 2021, M.R. attende, ormai da due anni, un intervento chirurgico dichiarato urgente, per le gravi conseguenze derivanti da una cavità nell’addome. A dilatare i tempi dell’intervento sono stati prima la pandemia, a causa della quale per ben tre volte si è sentito negare la possibilità di risolvere il problema sanitario, poi una serie di intoppi burocratici. Infine, grazie anche al personale impegno del Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Sassari, ha ottenuto un mese fa di poter effettuare un prericovero all’Ospedale Marino di Alghero ma da allora, nonostante gli avessero anticipato che nell’arco di una settimana avrebbe risolto finalmente il problema, la sua situazione non è cambiata. Sono trascorsi oltre 40 giorni di assoluto silenzio.
“Se il personale dell’Ospedale aveva deciso di intervenire con urgenza perché di urgenza si tratta – si chiede ancora M.R. – come mai a distanza di oltre un mese non ho saputo più nulla? Che cosa è cambiato?”.
“La vicenda del detenuto napoletano – osserva Maria Grazia Caligaris socia fondatrice di SDR – è un’ulteriore dimostrazione delle oggettive difficoltà da parte dei cittadini, in particolare di quelli privati della libertà, di poter fruire del diritto alle cure in tempi adeguati ai bisogni. La sanità penitenziaria, che ha saputo far fronte alla pandemia, non riesce invece a garantire ai detenuti e alle detenute un diritto costituzionalmente riconosciuto. E’ diventato improcrastinabile dotare gli ospedali di appositi reparti per i ricoveri ma anche effettuare un serio monitoraggio della situazione sanitaria dentro le celle, dove si concentrano le patologie. Pur in una situazione di emergenza per tutti, occorre ripensare alla riorganizzazione delle liste d’attesa. Non si può accettare che, come in questo caso, la programmazione di un intervento chirurgico diventi uno stillicidio. Auspichiamo una soluzione immediata per questo paziente detenuto e un intervento dell’assessore regionale della Sanità – conclude l’esponente di SDR – affinché la sanità penitenziaria abbia uno peso specifico nella programmazione”.