Il movimento punta il dito contro partigiani, goumiers e sovietici: “In Italia violentarono e uccisero migliaia di donne e bambine. Oltre un milione di tedesche stuprate dai soldati dell’armata rossa”.
“L’unica favola sessista è la resistenza”. Questo il messaggio dei manifesti affissi a Cagliari da CasaPound, dando seguito alla pubblicazione avvenuta nel canale telegram nazionale del movimento, in risposta al discorso pronunciato alla Luiss da Paola Cortellesi sulle fiabe sessiste e puntando il dito contro partigiani, goumiers e sovietici: “È tragicomico sentire fare ancora battute sulle presunte favole sessiste, con una verve comica degna della peggiore vignetta facebook – si legge in una nota – Cogliamo però l’occasione per suggerire a Cortellesi e giornalisti di parlare di un’altra favola, quella della resistenza e di partigiani assassini e stupratori. Termini che, lo sappiamo, faranno rizzare i capelli in testa ai moderati ma che rappresentato un realtà documentata: i partigiani in Italia violentarono, seviziarono e ammazzarono barbaramente migliaia di donne e bambine, lo stesso vale per i soldati alleati (basti pensare alle marocchinate), per non parlare di oltre il milione di donne tedesche stuprate sistematicamente dai soldati dell’armata rossa”.
“Siamo sicuri che il vero problema siano le fiabe o chi continua ad esaltare dei criminali che non avevano remore nello stuprare non solo ausiliarie ma anche madri, mogli e figlie di veri o presunti nemici politici?”, è la domanda che pone il movimento fondato da Gianluca Iannone, che, nel manifesto, riporta, tra l’altro, il numero di 2.365 donne uccise dai partigiani (citando Giampaolo Pansa), fa riferimento all’analisi dello storico britannico Antony Beevor, secondo cui nella sola Berlino ci furono 100mila donne vittime di violenza da parte dei soldati dell’esercito sovietico in quello che viene definito “il più grande stupro di massa della storia”, e racconta le vicende del “lager antifascista di Brogli” e di alcune giovani e giovanissime vittime italiane, tra cui Giuseppina Ghersi e le due sorelle Cornelia e Mirella Ugazio.