“Oggi sono qui, dinanzi alla massima assemblea del popolo sardo, in una seduta del consiglio statutaria, per riferire su una vicenda che vuole stravolgere, attraverso un procedimento amministrativo, l’essenza stessa del governo regionale, modificando il risultato elettorale, e quindi il voto espresso dai cittadini sardi, dopo meno di un anno dall’insediamento della giunta della nostra maggioranza”.
Ha esordito così la presidente del Consiglio regionale Alessandra Todde durante le sue dichiarazioni in merito all’ordinanza del collegio di garanzia elettorale, ricevuta esattamente un mese fa e che ne dichiara la decadenza dalla carica di governatrice.
“La scelta di riferire in Consiglio in seduta statutaria non è certamente casuale perché oggi dobbiamo affrontare argomenti che coinvolgono gli organi di governo della regione, così come previsto dallo Statuto e dalla nostra autonomia speciale”, precisa la presidente davanti ai consiglieri regionali.
“Un attacco senza precedenti alla mia persona e al mio ruolo istituzionale. Articoli di stampa locale e nazionale che mi dichiaravano decaduta mettendo in discussione atti della mia giunta e le attività del consiglio regionale senza minimamente sottolineare che il provvedimento è definitivo a seguito di un pronunciamento di questo Consiglio che non è un ‘passacarte’ di un organo statale”. Dopo aver illustrato punto per punto, le sue contro deduzioni all’ordinanza del collegio la governatrice sarda Alessandra Todde passa all’attacco di chi “per becero interesse politico, ha voluto iniziare la campagna elettorale, spacciando per atto definitivo un atto che definitivo non è, tanto che sia i giudici che il consiglio si devono ancora pronunciare. Incuranti dell’effetto sui cittadini sardi al cui destino si dicono interessati, le cui priorità si sono dimenticati nei cinque anni che ci hanno preceduto”. La conclusione delle dichiarazioni della presidente, mandate in diretta anche sulle sue pagine social, è un messaggio rivolto ai cittadini: “Dobbiamo dire invece ai cittadini sardi che qui in gioco c’è la stabilità delle nostre istituzioni. Qui c’è in gioco la nostra autonomia. Qui in gioco c’è la Sardegna”