«TeleMeloni non è una novità. Esiste da tempo a RaiNews24 grazie alla direzione di Paolo Petrecca». Ad affermarlo, in una nota diffusa è il Comitato di redazione della testata.
«Petrecca – si legge nella nota – è stato tra i primi a mandare in onda in versione integrale la rubrica social della presidente del Consiglio ‘gli appunti di Giorgia’, un diario politico senza contraddittorio che Meloni usa per tentare di instaurare con gli italiani un rapporto amichevole, per mostrarsi vicina alle persone comuni. Nella versione di oggi il format ‘gli appunti di Giorgia’ è stato trasformato in TeleMeloni per volere stesso della leader di Fratelli d’Italia, nonché candidata alle europee, con l’intento di schernire gli oppositori e di ribaltare a suo favore una narrazione che purtroppo invece è una triste realtà. RaiNews24 naturalmente non ha perso l’occasione di mettere a disposizione della presidente i suoi canali tv e web per dare risonanza all’evento, e così gli utenti si sono ritrovati dalle 12:26 alle 12:30 anche con un logo diverso da quello della Rai».
«Il direttore – insiste il Cdr – può anche sostenere che ciò che manda in onda sia ‘istituzionale’, ma basta ascoltare cosa dice Meloni per comprendere quanto poco di istituzionale ci sia, e quanto invece ‘Giorgia’ sia nel pieno dell’agone politico della campagna elettorale. Il cdr di questa testata si batterà sempre affinché non ci siano Tele-Presidenti di qualsiasi colore politico, per ritrovare la dignità di giornalisti liberi al servizio solo degli spettatori che hanno diritto a un’informazione imparziale e corretta», conclude la nota.
Sulla questione si è espressa anche l’Usigrai con un comunicato diffuso domenica 26 maggio: «TeleMeloni è esattamente questo. Trasformare la Rai nel megafono di una campagna elettorale senza alcuna mediazione giornalistica. Quello che ieri ha denunciato il Cdr di Rainews24 è uno dei punti più bassi dell’informazione del servizio pubblico Rai: mettere a disposizione di un partito spazi di programmazione del canale all news senza alcuna mediazione giornalistica».
Per rappresentanti dei giornalisti del Servizio pubblico «è questa l’involuzione antidemocratica dei partiti e della politica che non vogliono tra i piedi chi fa le domande: le giornaliste e i giornalisti che in questo paese rappresentano ancora il presidio democratico di controllo sugli atti della politica e del potere. Chi oggi irride e dileggia dagli schermi della Rai il ruolo dell’informazione non si colloca nel solco della difesa dei valori costituzionali, ma tenta evidentemente di stravolgerli».