La negazione della libertà non è mai una bella cosa, ma la vicenda Cecilia Sala, nota propagandista antirussa, anticinese, antipalestinese e antiraniana, guarda caso giornalista per Il Foglio, è una vicenda più grande di quello che oggi ci immaginiamo tutti.
La Sala, da anni in stretto contatto con i settori sionisti dell’opposizione antiraniana, è stata lasciata liberamente entrare dal governo di Teheran sul suolo iraniano e più volte ha potuto svolgere il suo “lavoro” liberamente, tuttavia, poiché dieci giorni fa un imprenditore iraniano, Mohammad Abedini Najafabadi, è stato arrestato a Malpensa, su mandato non della giustizia italiana, ma dei servizi segreti statunitensi, la situazione si è fatta più complicata.
Da una parte il governo della BieloUsa fa arrestare un importante imprenditore iraniano e dall’altra la signora Sala, che ha tutti gli elementi per essere trattenuta dalla giustizia iraniana, collaborando culturalmente con parte di quell’opposizione che ha messo in atto sul territorio iraniano attentati terroristici anche mortali, è stata fermata dal governo iraniano.
Le due vicende vanno collegate e di fatto si tratta di un intrigo internazionale, che può essere risolto solo con il ripristino dei diritti individuali per tutte le persone coinvolte.
Ma dalla stampa italiana è tutto un piagnisteo, libertà per Najafabadi!