“Non è stato soltanto un mea culpa, quello di Mark Zuckerberg riguardo la censura che il suo Facebook ha inflitto sui temi che infiammano l’opinione pubblica”, a scriverlo questa mattina sulla Verità è Maddalena Loy.
“E’ stata anche l’ammissione, attestata da colui che sui big data ha costruito un impero, che l’algoritmo non è capace di gestire la complessità”, scrive ancora la giornalista.
L’occasione per parlare il bavaglio è emersa durante la lunga intervista di Lex Fridman, ricercatore russo americano esperto di intelligenza artificiale.
Fridman si è concesso anche quelle domande scomode dimenticate dai media tradizionali. “Cosa si può considerare disinformazione e cosa no?, la domanda secca ha avuto una risposta altrettanto chiara.
Infatti Zuckerberg dice: “Ci sono alcuni argomenti che sono considerati unanimemente pericolosi della comunità, ad esempio la pedofilia, Il terrorismo o la violenza. Poi ci sono altri temi su cui la società dibatte. Ad esempio il Covid: a inizio pandemia, c’erano reali implicazioni per la salute, ma non c’è stato il tempo di esaminare completamente la vastità delle ipotesi scientifiche che sono emerse”, afferma il Ceo di Facebook.
“Sfortunatamente, penso che una buona parte dell’establishment in un certo senso si sia confuso su numerosi elementi fattuali e abbia chiesto di censurare moltissime notizie che, ex post, si sono rivelate quantomeno discutibili, se non addirittura vere”, afferma Zuckerberg.
Nel frattempo però si è sputato sulle Costituzioni e sulla libertà d’opinione, censurando senza batter ciglio, opinioni che oggi sembrano tragicamente realistiche.