“Con la condanna al Viminale per mancato sfratto, la quale prevede un risarcimento di 3 milioni alla proprietà di via Watteau, il Leoncavallo è in percolo e la sua stessa esistenza è messa in discussione. Dopo 50 anni di occupazione la garanzia alla continuità è ancora irrisolta.”, scrivono in una nota sui social gli aderenti al Centro Sociale.
“Mezzo secolo di storia vissuto nelle pratiche dell’autogestione, credendo in un mondo inclusivo e solidale, con la consapevolezza che l’agire quotidiano definisce orizzonti di emancipazione e che una società possibile non utopica si crea nel presente. Una società diversa, opposta a quella sempre più polarizzata e speculativa della Milano di oggi, dove il profitto del cemento prevale su ogni altro valore, dove si vogliono costruire grattacieli di lusso sull’alternativa culturale”…”Dal 1975 occupato, abbattuto, ricostruito, sgomberato, viandante, ricollocato: di nuovo il futuro del Leoncavallo barcolla; un lungo percorso di lotta politica, rivendicazione di spazi di socialità informale, autogestione e cultura critica radicale rischia di essere interrotto: non possiamo immaginare Milano senza il Leoncavallo: possiamo e dobbiamo difenderlo”, prosegue il post.