Sostegno alla battaglia contro ai nuovi tagli del dimensionamento scolastico in Sardegna: per effetto delle norme nazionali previsto nell’isola l’addio a 42 autonomie sulle attuali 270.
È l’appello della Cgil ai 377 comuni sardi, all’Anci, ai gruppi del Consiglio regionale, agli amministratori straordinari delle Province e alla Città metropolitana di Cagliari.
“Anche l’assessore regionale all’istruzione Andrea Biancareddu – ricorda il sindacato – aveva espresso i sui dubbi.
Ma risultati non se ne vedono. Altre regioni si sono già mosse con ricorsi alla Corte Costituzionale e con altre azioni dirompenti, come quella della Toscana, il cui governo ha approvato una delibera nella quale mette nero su bianco la decisione di non recepire le nuove norme – spiega il sindacato – Non sembra questa però la linea attuale della Regione che, anche sul fronte istruzione, mostra il consueto immobilismo e una certa subalternità ai dettami di Roma”.
Prime mobilitazioni, soprattutto nelle zone interne. Anche perché “il dimensionamento scolastico -sottolinea la Cgil – contribuisce allo spopolamento delle zone interne, aprendo la strada a una polarizzazione della popolazione in pochi grandi centri”. Le proposte. “indispensabile – spiegano le segretarie Cgil e Flc Francesca Nurra e Emanuela Valurta – implementare il tempo scuola, garantire il tempo pieno e il tempo prolungato alle istituzioni scolastiche che lo richiedono, offrire servizi come mense, laboratori, trasporti, per combattere la povertà educativa”. E ancora: “È necessario derogare ai parametri previsti nelle sezioni dei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche, affinché si possano costituire classi anche con 8/10 alunni e non pluricassi”.