“Come al solito paga sempre Pantalone; l’embargo della Russia lo stiamo pagando noi coi prodotti agroalimentari, i dazi americani per la questione della Boeing sempre il Made in Italy, Insomma tutti se la prendono con l’Europa però poi chi esporta subisce le conseguenze”.
Così all’ANSA il presidente del Consorzio per la tutela del Pecorino Romano Dop, Gianni Maoddi, sull’indagine della Cina sui formaggi Dop che potrebbe sfociare in nuovi dazi.
“Noi, nei primi 5 mesi del 2024, siamo cresciuti sul mercato cinese del 45,8% ma in termini assoluti siamo passati da 3mila kg a 44mila kg ossia a 66mila euro di valore ma c’è un grosso potenziale di crescita che oggi può essere vanificato – aggiunge – Al di là del dispiacere perché non c’è stata lungimiranza dalla parte politica, non solo italiana.
Serve una reciprocità: è ovvio che se noi mettiamo dei dazi sulle auto elettriche loro sanno dove colpirci perché si rifanno sui mercati più sensibili.
E ora che c’è questa potenzialità che si dovrà sviluppare, iniziamo già col freno a mano tirato. per inefficienze politiche e mancanza di contrattazione” Una frenata proprio mentre il prezzo del Pecorino Romano dop è stabile a 12,45 euro al kg e la produzione si sta avviando intorno ai 390mila quintali per il 2024: “Ovviamente si cresce sui mercati quando si ha un prezzo definito e a quel punto si misura realmente il valore del prodotto e le quantità di formaggio che il mercato assorbe. E quindi in questa situazione favorevole è un peccato che cose del genere possano, in qualche modo, incidere sui mercati”, conclude Maoddi.