Non solo mare in Sardegna ma anche civiltà nuragica: brand dell’identità sarda con una straordinaria potenzialità, ancora inespressa.
Spiagge e coste, assieme a nuraghi, tombe dei giganti, pozzi e fonti sacre, che punteggiano il paesaggio da nord a sud, sono un forte attrattore per lo sviluppo di una destinazione poli-prodotto, con importanti ricadute per l’economia dell’Isola, se valorizzati adeguatamente.
Ma un’analisi del Crenos, centro di ricerca regionale, racchiusa nel volume “Patrimonio nuragico e sviluppo della Sardegna: cultura, identità e turismo”, scritto da Raffaele Paci e Andrea Zara ed edito da Arkadia, mette in luce il basso impatto a livello economico delle risorse archeologiche.
Da qui la necessità di sostenere sempre più l’impegno dell’associazione “La Sardegna verso l’Unesco”, presieduta da Pierpaolo Vargiu. Riconoscimento che può dare una spinta decisiva per certificare a livello mondiale valore e unicità di questo patrimonio dell’archeologia. Dei 32 siti già inseriti nella “tentative list” solo Su Nuraxi, il complesso archeologico di Barumini, è un bene Unesco, primo passo per il riconoscimento a patrimonio dell’umanità, e soltanto 22 sono gestiti e fruibili, richiamano quasi 450 mila visitatori all’anno, occupano 150 addetti e generano ricavi per 7 milioni di euro. Numeri destinati a crescere con il riconoscimento a patrimonio dell’umanità.
Il volume racchiude i risultati dell’attività di ricerca e analisi svolta assieme all’Università di Cagliari. Dal volume emerge la necessità di incorporare la valorizzazione dei monumenti candidati in un processo di sviluppo del territorio regionale che integri archeologia con ambiente, paesaggio, tradizioni e identità storica e culturale, finalizzato alla creazione intorno alla risorsa millenaria di un prodotto turistico di matrice culturale. Diventano prioritarie le azioni legate all’accessibilità e fruibilità dei monumenti, innovazione, nuove tecnologie e ricerca, storytelling e costruzione di un’immagine coordinata, formazione e crescita delle competenze, integrazione territoriale, sostegno alle imprese e alla cooperazione, animazione e co-progettazione territoriale, governance e gestione della rete di offerta.
Investire nella valorizzazione in chiave turistica delle risorse nuragiche, emerge dal volume, contribuirebbe ad attrarre nuova domanda e creare nuove opportunità di impresa, nuovo reddito e nuova occupazione e ad attenuare due dei principali fenomeni che caratterizzano le destinazioni turistiche marino-balneari: la forte concentrazione territoriale lungo le coste e temporale, in particolare luglio e agosto, dei flussi turistici. L’ampia diffusione delle testimonianze nuragiche nelle aree interne dell’Isola potrebbe infatti attrarre in queste zone nuovi viaggiatori con motivazioni culturali che, come noto, prediligono le stagioni più miti, quali primavera e autunno.
“La civiltà nuragica può diventare la straordinaria carta d’identità della Sardegna nell’immaginario collettivo universale, generando un potente volano di sviluppo per tutte le filiere economiche dell’Isola e per le tasche di tutte le famiglie sarde”, ha evidenziato Pierpaolo Vargiu, scrive Maria Grazia Marilotti per l’Ansa.