Codici: presentata al Tribunale di Roma la class action contro Enel Energia

Le associazioni dei consumatori Adusbef, Assoutenti, Codici, CTCU e Confconsumatori hanno depositato una formale class action contro Enel Energia Spa dinanzi al Tribunale di Roma. Al centro dell’azione legale la mancata comunicazione agli utenti in merito alle modifiche delle condizioni tariffarie per le forniture di luce e gas. La società avrebbe omesso di informare correttamente i propri clienti dei rincari dei prezzi in bolletta, con la conseguenza che nel periodo luglio 2023 – aprile 2024 centinaia di migliaia di famiglie hanno ricevuto fatture con importi molto più alti, costringendole ad esborsi in alcuni casi quadruplicati o quintuplicati rispetto al passato.

“Risulta che a partire da luglio 2023 – si legge nell’atto presentato dalle associazioni dei consumatori – Enel Energia Spa abbia unilateralmente modificato le condizioni economiche previste dai contratti di fornitura gas ed energia elettrica in corso con milioni di propri clienti ovvero rinnovato le condizioni economiche dei contratti in scadenza, in entrambi i casi  con applicazione di tariffe sensibilmente più gravose per l’utenza coinvolta, senza di ciò dare alle propria controparti contrattuali adeguata informativa e privandole pertanto della possibilità di esercitare il diritto di recesso, come previsto dalla Legge e dalle Condizioni Generali di Contratto. L’articolo 13 del Codice di Condotta Commerciale prevede l’obbligo per il fornitore di comunicare ai clienti finali interessati la modifica delle condizioni contrattuali per mezzo di un’apposita informativa scritta che riporti in intestazione la dicitura ‘Proposta di modifica unilaterale di contratto’ ovvero ‘Proposta di rinnovo delle condizioni economiche con modifica delle medesime condizioni’. Nel caso delle variazioni unilaterali, tali informazioni non possono comunque essere riportate all’interno della bolletta o trasmesse congiuntamente alla stessa quando la modifica si traduca in un aumento dei corrispettivi. Si tratta, con tutta evidenza, di una previsione ad ulteriore tutela del cliente finale contrattualmente più debole, affinché sia data specifica evidenziazione ad una informazione così rilevante. L’articolo 13 citato stabilisce, infine, che le suddette comunicazioni devono essere trasmesse ai clienti interessati in modo tale che le stesse pervengano loro con un preavviso non inferiore a tre mesi, di modo che questi possano godere di un congruo lasso di tempo per valutare se accettare la modifica proposta ovvero recedere dal contratto. Inoltre, le suddette comunicazioni telematiche, per il modo stesso in cui erano congegnate nonché per il loro concomitante contenuto pubblicitario, peraltro senza che né l’oggetto né l’intestazione dessero adeguata evidenza al suo reale contenuto, erano idonee a far ‘scattare’ i filtri antispam della gran parte dei server di posta elettronica, così di fatto frapponendo un ulteriore ostacolo al loro effettivo raggiungimento del destinatario.  La condotta di Enel Energia è con tutta evidenza idonea a condizionare indebitamente la propria clientela nell’esercizio di un proprio diritto, inducendola a subire ingiustificatamente l’applicazione di forti maggiorazioni del prezzo dell’energia elettrica e gas, significativamente più gravose di quelle precedentemente vigenti, che invece avrebbero potuto essere evitate qualora la preventiva informativa scritta fosse stata correttamente loro trasmessa”.

Per questi motivi Adusbef, Assoutenti, Codici, CTCU e Confconsumatori hanno chiesto al Tribunale di Roma di:

– ordinare che la società adotti le misure idonee ad eliminare o ridurre gli effetti delle violazioni accertate e di inviare una comunicazione scritta a tutta la propria clientela, inclusa quella relativa a rapporti estinti, con la quale informa la stessa del diritto ad ottenere l’applicazione delle condizioni contrattuali previgenti;

– ordinare il ricalcolo degli importi dovuti dai propri clienti, secondo le condizioni contrattuali antecedenti rispetto alle variazioni unilaterali illegittimamente imposte, conseguentemente rimborsando quanto da ciascuno versato in eccedenza;

– condannare la società al pagamento, in favore di ciascun consumatore che aderirà all’azione, di 200 euro a titolo di risarcimento del danno subìto per effetto della pratica commerciale scorretta posta in essere.

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