È la sanità, con le sue spese mancate e i servizi a cascata carenti, uno dei focus su cui si è soffermata l’analisi della Corte dei Conti che questa mattina ha espresso regolare giudizio di parifica sul rendiconto della Regione Sardegna per il 2023, ultimo anno della legislatura di centrodestra targata Christian Solinas.
“Il quadro della Sanità che emerge all’esito delle verifiche dimostra che da un lato non si forniscono prestazioni adeguate alla cittadinanza, per tempi e modi – ha sottolineato la procuratrice regionale Maria Elisabetta Locci nella sua requisitoria – e dall’altro si mantiene inutilizzata la più ampia parte delle risorse a ciò destinate”.
Un esempio i Fondi Covid, per cui risultano accantonate nei bilanci delle Asl, al 31 dicembre 2023, somme pari al 46,97% del totale dei trasferimenti, “così come sono accantonate nella misura del 44,90% a fine esercizio 2023 le somme destinate al finanziamento del ‘Piano Liste d’attesa”, precisa.
Restano le criticità già riscontrate lo scorso anno: l’approvazione dei bilanci delle Asl in ritardo di due anni, la mancata operatività di alcuni strumenti, gli strascichi dei sistemi di contabilizzazione adottati dalle Asl e da Ares, con tempi che si sono allungati a ormai quattro anni dalla nascita dell’Azienda regionale della salute.
Scende nei particolari la magistrata Cristina Ragucci che evidenzia il “persistere di molteplici criticità relative alle lunghe liste d’attesa, alla mancanza di medici, compresi i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, di ospedali e di posti letto, ai concorsi deserti, alle specializzazioni senza iscritti e alla gestione dei pronto soccorso”.
Sui tempi di attesa la relatrice evidenzia che gli 8 milioni stanziati nel 2022 per ridurle “sono rimasti quasi interamente inutilizzati”. E poi il sovraffollamento nei Pronto soccorso per la sproporzione tra la domanda sanitaria (numero di pazienti in attesa e in carico) e le risorse disponibili logistiche, strumentali e professionali.
Una gestione finanziaria che si riflette sull’incapacità di spesa da parte delle aziende sanitarie. Il giudizio è duro: la Corte dei Conti “ritiene di dover sottolineare che la mancata erogazione delle prestazioni sanitarie nel rispetto di un’adeguata tempistica è il paradigma delle difficoltà del sistema sanitario regionale” e moltiplica “la forza di attrazione della sanità privata, rischiando di comprimere il diritto costituzionalmente tutelato alla salute”, scrive l’Ansa.