Crisi M.Oriente frena export sardo, -8% in 6 mesi e -9% sul 2023

L’instabilità politica che agita il Medio Oriente, da qualche mese sta rallentando la vendita dei prodotti sardi verso un’ampia area di Paesi arabi o confinanti in quella zona.

Dalla Sardegna partono beni e servizi per oltre 1miliardo e mezzo di euro, equivalenti all’1,39% del valore aggiunto regionale prodotto, verso gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita, Israele, Qatar, Kuwait oltre ad altri 12 nazioni.

Oltre ai prodotti della raffinazione, ci sono alimentari e bevande, moda e design, lapidei e arredamento, sistemi informatici e digitali, macchinari e impianti i prodotti più venduti molto richiesti per la loro qualità e originalità. Il confronto tra il consolidato del primo semestre 2024 rispetto al 31 dicembre 2023, evidenzia un -8.6%. Ancora più pesante il raffronto tra il primo semestre 2024 e l’analogo periodo del 2023 che segna un -9,2%.

Sono questi i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna che ha analizzato l’export isolano nel mercato del Medio Oriente nel 2023 e 2024, su fonte Istat.

La Sardegna si colloca al settimo posto della classifica nazionale per quanto riguarda l’esposizione dell’export alla crisi. In testa ci sono la Toscana le cui esportazioni di made in Italy in Medio Oriente rappresentano il 2,95% del valore aggiunto regionale ed ammontano a 3,1 miliardi di euro, pari al 12,6% delle vendite italiane nell’area.

“Le notizie che arrivano dal Medio Oriente, dalla sponda sud del Mediterraneo ci preoccupano come uomini e come imprenditori e ci auguriamo che la diplomazia, anche economica, stia intervenendo per risolvere queste situazioni – commenta Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna – in ogni caso questa crisi sta penalizzando sia i sistemi del made in Sardegna e made in Italy, sia l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura, aggravando la frenata del commercio. Gli effetti di tale situazione, evidenti anche sul nostro territorio, rischiano di provocare pesanti conseguenze sulla crescita economica – sottolinea – per questo l’appello che abbiamo già lanciato a livello nazionale è quello che è indispensabile mettere in campo tutte le misure, a cominciare dall’attuazione del Pnrr, per alimentare la fiducia e scongiurare il rischio di una frenata del ciclo espansivo dell’occupazione”.

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