Nel 2024 l’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione ha rilevato in Italia 516 minacce e intimidazioni a giornalisti, blogger e altri operatori dell’informazione colpiti da gravi violenze e abusi in violazione del diritto di informare e di essere informati. Con questi episodi, sono 7555 i giornalisti minacciati dal 2006 a oggi contati da Ossigeno.
Le intimidazioni del 2024 tre volte su quattro sono state messe in atto con avvertimenti di vario tipo (insulti, scritte offensive, post sui social). Il 22% delle intimidazioni è stato eseguito con querele temerarie e altre azioni legali pretestuose (Slapps) provenienti per la metà da politici e amministrazioni pubbliche. In calo le aggressioni e i danneggiamenti rispetto al 2023.
Questi dati sono stati resi noti nel corso del convegno ‘Giornalisti. Molte minacce, molto silenzio. Che fare?’ che si è svolto a Roma, alla Casa del Jazz, nel giorno dell’anniversario dell’uccisione dell’inviata Rai Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin, il 20 marzo 2025. Presenti, tra gli altri, il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli, il segretario di Stampa Romana, Stefano Ferrante e il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo.
Il monitoraggio del 2024 conferma che l’Italia rimane il Paese europeo con più giornalisti minacciati, con più giornalisti sotto scorta o protetti dalle forze dell’ordine con altre forme di tutela, ha sottolineato il presidente di Ossigeno, Alberto Spampinato. Il fenomeno non solo danneggia gli operatori dell’informazione e i difensori dei diritti civili, ma di conseguenza milioni di persone alle quali è stato negato il diritto di ricevere informazioni.
I 516 cronisti e blogger minacciati nel 2024, dei quali Ossigeno dice i nomi e documenta le vicissitudini, sono sola la punta dell’iceberg di questo fenomeno di vaste proporzioni che l’Osservatorio monitora e mette all’attenzione pubblica da oltre quindici anni e per il quale non ci sono sufficienti contromisure.
Nel 2024, le minacce e le intimidazioni si sono manifestate in tutti i mesi dell’anno e in tutte le regioni italiane. Il maggior numero di esse si è registrato in Lazio, Veneto, Sicilia e Lombardia. Invece Liguria, Veneto e Umbria sono le regioni con la pressione intimidatoria più alta in base alla percentuale dei minacciati rispetto al numero dei giornalisti in attività.
La maggior parte delle minacce è venuta da soggetti e istituzioni pubblici (26%) e per il resto dall’ambiente sociale (15%), dalla criminalità (13%). Tra le donne (nel 2024 sono il 26% del totale dei minacciati), le operatrici dell’informazione vittime di minacce di genere (manifestazioni di odio, insulti sessisti, aggressioni fisiche) sono il 35%. Tra i fatti più rilevanti del 2024, in particolare, il Rapporto 2024 segnala: alcuni episodi di cronisti fermati dalla polizia a Roma, Padova e Messina mentre seguivano manifestazioni di protesta, l’uso di trojan e perquisizioni invasive per scoprire le fonti di giornalisti non indagati, citazioni per milioni di euro di danni e una condanna a 8 mesi di carcere per un cronista, il severo rapporto della Commissione Europea sullo Stato di diritto, che ha contestato all’Italia una serie di inadempienze e ha rivolto precise raccomandazioni, finora ignorate dal governo.