Un lungo, lunghissimo applauso e le note di John Lennon con Instant Karma e quel ritornello “Well, we all shine on… ” (“tutti noi risplendiamo, come la luna, le stelle e il sole”) mentre sullo schermo scorrono le immagini di infiniti incontri e momenti di una vita.
È un Teatro Studio strapieno all’Auditorium Parco della musica, con una parata di stelle della musica italiana e tanta gente che dovrà trovare posto in un’altra sala, per dare l’ultimo saluto a Ernesto Assante, il giornalista, critico e divulgatore, tra i massimi esperti italiani di musica e firma storica di Repubblica, scomparso improvvisamente il 26 febbraio a 66 anni.
“Ernesto è stato Repubblica, così come Repubblica è Ernesto, per l’entusiasmo, la creatività e l’idea di inclusività, perché la musica appartiene a tutti noi”, esordisce il direttore del quotidiano Maurizio Molinari, ricordando le sue tante avventure professionali, da Kataweb alla passione per i nuovi mezzi di informazione. “Proprio questa sera eravamo in cartellone qui”, racconta l’amico, collega e compagno di tanti lavori Gino Castaldo, ripercorrendo il loro primo incontro, la nascita delle loro ormai mitiche Lezioni di rock, come la volta in cui Assante arrivò in ritardo e lo lasciò sul filo fino all’ultimo, perché “aveva bucato l’aereo”. Soprattutto, dice, era “la sua convinzione che la musica fosse un modo per cambiare il mondo in meglio. Lo pensavamo allora e ce lo siamo detto ancora pochi giorni fa. Continuerò a farlo in suo nome, ma facciamolo tutti: pensare che il mondo può essere cambiato, anche con la musica. Pensate con il resto”.
E poi ecco Walter Veltroni, che ricorda come Assante “aveva la virtù del racconto e della leggerezza”. E Riccardo Luna, tra aneddoti come quando Assante “portava le Lezioni di rock sulle navi da crociera e raccontava i Beatles e i Rolling Stones ai turisti in tutte le lingue che sapeva e non sapeva e si divertiva come un matto”, ma anche nei progetti come “il Live Aid per il cambiamento climatico cui stava lavorando. Pensavamo – dice – come se avessimo tutta la vita davanti”. In prima fila c’è la moglie Eleonora con le figlie Costanza e Sofia.
Mentre tra la folla si può contare un festival della musica italiana con tanti che Assante, spesso insieme a Gino Castaldo, in questi anni ha scoperto, raccontato e di cui è diventato amico come Giuliano Sangiorgi, Luca Barbarossa, Vinicio Capossela, Niccolò Fabi, Piero Pelù, Marina Rei, Noemi, Ditonellapiaga, Tony Bungaro, Tosca, Daniele Slvestri, Federico Zampaglione, Fabrizio Moro, Mirkoeilcane, Ma ci sono anche Serena Dandini, Giancarlo De Cataldo, Carlo Fuortes, Eleonora Daniele, Corrado Augias, Domenico Procacci, Saverio Raimondo e Renzo Arbore, che a 86 primavere non ha voluto mancare l’ultimo saluto all’amico di una vita.
“Con Ernesto ho fatto la mia prima intervista, a vent’anni – racconta all’ANSA Sangiorgi -. È stato l’inizio della mia vita nuova. Oltre alla parte più amicale, mi ha portato proprio ad amare la penna” da giornalista, “l’altro lato della luna, che sembrava fosse dark – sorride -. Colpiva la semplicità con cui poteva tornare sui suoi passi: anche di fronte a qualcosa in cui non credeva, avrebbe dato sempre ragione alla musica”. L’ultimo saluto è di sua moglie Eleonora, conosciuta a 19 anni e al suo fianco per altri 40. “Avete ricordato Ernesto per la leggerezza, l’apertura, la disponibilità, l’energia positiva. Tutto vero – dice -: Ernesto è uno di quegli uomini che corrono veloci verso le stelle, ma non se ne vanno mai. Rimangono in altra forma. Perché l’amore è più forte della morte”.