A inizio luglio, un dibattito ha coinvolto varie forze politiche dell’area indipendentista e della sinistra sarda, con l’obiettivo di costruire un nuovo percorso politico. Tale iniziativa è stata motivata dalla forte critica nei confronti di uno dei peggiori governi a capo dell’isola nei suoi settantacinque anni di autonomia.
Il percorso si è avviato a partire da alcuni spunti di riflessione, in particolare:
“La necessità di rispondere a una netta domanda di cambiamento interna alla società sarda a cui la politica non riesce a dare risposte, anche a causa di una forte frammentazione delle forze non compromesse all’interno dei centri di potere di centro-destra e centro-sinistra.”
“L’opposizione a guida PD non ha alcun interesse a intercettare e soprattutto a rappresentare il conflitto sociale essendo esso stesso centro di potere e di interessi esterni all’isola e in evidente e netta contrapposizione con quelli espressi dalle classi popolari.”
“L’Italia usa la Sardegna come gigantesco hub militare al servizio delle corti della NATO. In ambito indipendentista è stata debole, frammentata, in ogni caso insufficiente la risposta politica di fronte alle contraddizioni sollevate dal conflitto ucraino, che avrebbe dovuto spingere verso una ripresa più vigorosa del movimento contro l’occupazione militare, pacifista e antimilitarista in Sardegna.”
In questo contesto, Caminera Noa ha posto alcune condizioni per il percorso, cercando di garantire un approccio condiviso e basato su principi fondamentali.
Punto 1: Impegno politico oltre le elezioni:
Il percorso politico proposto sarebbe dovuto essere privo di meri fini elettoralistici. Caminera Noa ritiene che per costruire un’alternativa popolare ai blocchi coloniali, sia necessario un impegno politico costante di tutte le componenti, capaci di andare oltre le scadenze elettorali. Tuttavia, questa condizione pone l’accento sulla necessità di discutere i vari processi emancipativi in opposizione alla subalternità politica dei sardi rispetto allo Stato italiano. Una reale alternativa non si basa unicamente sull’acquisizione di visibilità che offrono le elezioni sul piano mediatico, ma su un processo di incontro e confronto fra componenti che possono muoversi sinergicamente e/o parallelamente per contrastare le varie forme di colonialismo politico, economico e culturale a cui la Sardegna è sottoposta. In tal senso, non abbiamo percepito una risposta unitaria e realmente compatta fra tutte le componenti del percorso.
Punto 2: Principi condivisi:
Il percorso deve trovare origine e forza in principi condivisi, tra cui l’autodeterminazione, l’antifascismo, l’antimperialismo, l’anticolonialismo, il femminismo intersezionale e l’ambientalismo. Principi che non vanno solo enunciati ma praticati, a partire dal linguaggio, fino all’abolizione di tutte quelle prassi impregnate di leaderismo, verticismo politico e patriarcato. Tuttavia, durante il confronto, alcune componenti del tavolo hanno disconosciuto la nazione sarda, indebolendo un concetto più volte entrato nel lessico del dibattito politico sardo, persino in quello di forze non indipendentiste. Caminera Noa ha cercato di mediare, concentrando l’attenzione sul concetto di popolo sardo e di “autodeterminazione politica”, ma è emerso come questo sia un processo acerbo. Sottolineando che l’indipendentismo deve comunque essere in grado di affermare in ogni contesto politico la legittimità della propria posizione, anche quando la questione dell’indipendenza non viene posta come punto programmatico. Oggi, in effetti, nessuna organizzazione o raggruppamento politico pare essere nelle condizioni di porre la questione dell’indipendenza nazionale e si trova invece impegnato a sostenere posizioni più pragmatiche e orientate a costruire una connessione emozionale con il nostro popolo, il quale, pur affrontando contraddizioni di ogni genere, risulta sempre più distante e disaffezionato alla politica, nonostante ne subisca quotidianamente le decisioni.
Punto 3: Coinvolgimento della base sociale:
Il percorso politico sarebbe dovuto nascere dalle lotte e avrebbe dovuto necessitare di un confronto serrato sulle pratiche e sulle modalità d’azione delle componenti sociali, dei collettivi, associazioni, comitati e movimenti sul territorio. È essenziale coinvolgere i cittadini, i lavoratori e le lavoratrici, le componenti sociali presenti nelle lotte contro l’occupazione militare, la speculazione ambientale, la guerra e lo sfruttamento coloniale del territorio, oltre alla difesa della sanità pubblica e al rispetto dei diritti essenziali dei sardi in più ambiti (dalla scuola ai trasporti, passando per il diritto alla dignità del lavoro). Una base sociale in grado di saldarsi con le lotte di chi, non solo in Sardegna, si batte per la dignità sociale, per la salvaguardia dell’ambiente, il diritto alla salute e contro la logica militarista.
Caminera Noa ritiene che costruire un’alternativa popolare implichi il coinvolgimento dei comitati in uno spazio di lotta ampio, non esclusivamente elettorale. È fondamentale politicizzare la società sarda coinvolgendo attivamente gli strati di popolazione oggi distanti dalla politica, ma impegnati sul fronte delle lotte, interagire con gli ambiti delle conflittualità a supporto di un nuovo soggetto politico.
Conclusioni:
Caminera Noa ha partecipato a un tavolo che aveva come scopo la costruzione di un percorso politico comune, basato su principi condivisi e sul coinvolgimento della base sociale. Tuttavia, il tavolo ha assunto progressivamente una natura elettoralistica e ha mancato di una discussione adeguata. Caminera Noa ha deciso perciò di non sottoscrivere il documento finale, nonostante abbia contribuito in modo significativo alla sua stesura, ed esprimendo infine forti critiche sulle modalità di sintesi del comunicato stampa attraverso cui si annunciava la nascita di un “secondo polo”, escludendo così il dibattito e il confronto, specialmente con altri ambiti e spazi di dibattito alternativi ai blocchi di potere italiani. Caminera Noa rimane tuttavia interessata a monitorare gli sviluppi futuri di questo “secondo polo”. Fermo restando che il sostegno a una coalizione politica, popolare e alternativa ai blocchi coloniali italiani, deve necessariamente basarsi su punti programmatici, principi condivisi e su un reale coinvolgimento nelle lotte, piuttosto che sulla mera partecipazione per fini mediatici. Il dialogo e il confronto paritario sono fondamentali per costruire percorsi di convergenza e per evitare facili scorciatoie che compromettano la dignità politica e la storia di chi si batte per la costruzione di un autentico processo di trasformazione ed emancipazione sociale dei sardi. Caminera Noa rispetta le strategie altrui, ma ritiene che la responsabilità di fare un passo avanti per aprire un confronto su questi temi sia stata spesso trascurata e che sia giunta tardiva rispetto alle strategie già avviate, che vedono ancora il mondo indipendentista estremamente diviso e litigioso. Questo rende vani i tentativi di costruire una proposta credibile sul piano elettorale, poiché una vera alternativa non può esaurirsi all’indomani del voto, ma deve essere basata su principi, conflittualità e riconoscimento del diritto all’autodeterminazione politica della Sardegna. Altrimenti, le parole resteranno mere espressioni vuote, e la partecipazione popolare rimarrà soltanto un’illusione.