Un detenuto del carcere di Uta, sottoposto al regime dell’art. 14 bis, ha tentato di aggredire il vice direttore dell’Istituto.
Ne dà notizia il segretario generale della Uil Pa Polizia Penitenziaria, Michele Cireddu.
Il fatto è avvenuto mentre veniva comunicata al detenuto la decisione del consiglio di disciplina per le gravi infrazioni commesse in precedenza. L’uomo, anzichè firmare il verbale della decisione, ha usato la penna per cercare di conficcarla nel volto del vice direttore.
Provvidenziale l’intervento degli agenti, che hanno bloccato il detenuto prima che potesse mettere in atto l’aggressione.
“Nemmeno il vertice dell’Istituto è immune da tentativi di aggressione – commenta Cireddu – ed anche una semplice comunicazione di routine, in un carcere come Uta, puo’ trasformarsi in un evento critico estremo. Fortunatamente sia il vice direttore che gli agenti hanno capito immediatamente l’intenzione del detenuto perché sapevano, visti i precedenti episodi, che da un momento all’altro poteva approfittare del contesto per mettere in atto un gesto violento. La situazione non solo a Uta, ma in tutti gli altri istituti della Sardegna, è letteralmente precipitata. E’ stata imposta un’organizzazione del lavoro che ha riportato l’orologio organizzativo agli anni 80, quando i direttori decidevano senza nessuna regola chi non sarebbe mai entrato in una sezione detentiva per rimanere tutta la vita lavorativa in un ufficio o un posto “fisso”. Davanti a questa emergenza, con un numero così elevato di detenuti facinorosi, qualunque persona, anche non addetta ai lavori, si aspetterebbe un impiego più numeroso di poliziotti nelle sezioni detentive, invece la direzione di Uta è sempre capace di sorprendere negativamente chiunque”, conclude il sindacalista.