Di Berlusconi. Di Gheddafi. L’Occidente collettivo distrugge la Libia

L'Opinione di Antonello Boassa

Silvio Berlusconi ne ha combinate così tante non solo nel male, ma anche nel bene, che sarebbe necessario dilungarsi, entrando nei dettagli della sua vita, politica, padronale, esistenziale. Personalmente, in questo breve scritto sono interessato a sottolineare gli aspetti che lo rendevano obsoleto alla razza padrona planetaria, per la quale Silvio era diventato oramai un disturbo imbarazzante. Si ricordi che una volta scalzato da Napolitano, propose che la Banca centrale italiana stampasse da sé l’euro a che se la BCE non fosse d’accordo allora “ciao ciao fuori dall’euro”. Ma il proposito non fece lunga strada perché Silvio non era Sankara, non era un capo popolo ma un uomo della “razza padrona”. Quindi il discorso finì lì. Non poteva opporsi ai “nuovi” potentati. Mica poteva allearsi con i suoi nemici, i “comunisti” duri e puri… Ma le sue “uscite” lo rendevano sempre più inviso ai nuovi Luciferi che potevano gestire per lui non solo funerali di stato ma anche una giornata di lutto nazionale.

Gheddafi Putin Zelensky. Su questi personaggi Silvio Berlusconi ha avuto la vista lunga. E, per questo, nonostante le sue tante malefatte, lo ringrazio perché in queste occasioni ha saputo realmente difendere i “Bel Paese”. Degli ultimi due tratterò in un altro scritto. Per ora, nella seconda parte mi soffermerò su Gheddafi, l’uomo, secondo Napolitano, che non aveva uno “Stato” ma solo un sistema di equilibri con la moltitudine delle tribù.
Ebbene ognuno di questi nomi, particolarmente il primo, rende indecente, nel solo pronunciarli, tutta la classe politica italiana, quella dell’apparato come quella informale. Iniziamo con Muammar Gheddafi.
Berlusconi accoglie a Roma Gheddafi con tutti gli onori consacrati a un grande statista straniero, con una festosità, con una partecipazione che, personalmente, oltre a qualche banalità tipica di Silvio, mi aveva ampiamente gratificato perché mi era sembrato giusto che si manifestasse amicizia sincera verso il rappresentante di un popolo che decenni prima era stato violentato con una ferocia inaudita, arrivando ad impiccare davanti alla folla dei suoi sostenitori, Omar al Mukhtar, il grande condottiero della rivolta libica. Per Napolitano e la sua banda era stata una vergogna accogliere un miserabile capo tribù. Figuriamoci la rabbia dei Francesi e degli Inglesi che lo vedevano come un terribile nemico per le loro risorse nel Continente africano. Il tutto condito dall’antico ma sempre vivo razzismo per un popolo “di tribù”.
Era stata varata infatti la Banca africana che avrebbe permesso di dribblare il FMI (vanno ricordate le parole di Thomas Sankara: “è il debito che rende possibile la ricolonizzazione…il neocolonialismo”). In programma il lancio del Dinaro che avrebbe potuto con il tempo cancellare il dominio del Franco africano, moneta coloniale per eccellenza che impediva la crescita economica dei Paesi sotto il controllo francese. Tanto più che Gheddafi stava programmando la nascita di altre due banche nel cuore dell’Africa.
Deliranti le manifestazioni contro i presunti eccidi di Gheddafi. Le ONG si incaricavano di fornire notizie di stragi inesistenti ed i media strillavano con grande strepito e amplificavano. Una pagina nerissima d’Italia. Molti “pacifisti con l’elmetto” sfilarono chiedendo giustizia. Già allora si poteva capire che la sinistra storica aveva esalato l’anima. La Libia che, secondo la Banca mondiale “aveva fatto registrare alti livelli di sviluppo umano di cui andava ricordato l’accesso all’istruzione primaria e secondaria e il sistema sanitario gratuito” venne distrutta e “somalizzata”, come preambolo alla riconquista dell’Africa.
Che non sarà domata. Il presidente del Kenya, allertato dall’arroganza Usa che intende porre sanzioni alle riserve russe all’estero, decide finalmente di proporre, per il commercio intra-africano, la dedollarizzazione e favorire lo scambio monetario con monte locali. E’ un primo passo verso la moneta unica africana verso cui aspirava Muammar Gheddafi. Si può uccidere un uomo ma non un continente.Ringrazio Silvio Berlusconi perché avrebbe consentito all’Italia relazioni ottimali in tutto il Continente.
Berlusconi era ancora al governo ma oramai gli era stata scavata la fossa sotto i piedi. Avrebbe potuto reagire. Ma non era Sankara. Doveva obbedire al suo spietato e cinico mondo, il mondo della “razza padrona” E questo certo non gli può essere perdonato.

L’accoglienza data all’erede spirituale di Omar al Mukhtar. Lo omaggerò nuovamente quando tratterò di Putin e di Zelensky. Sulle sue malefatte ne ho parlato tanto con la penna e con la lingua fin dagli anni ’90. Posso deporre la spada ora, per un momento – naturalmente senza dimenticare- E sottolineare che i contributi promessi da Berlusconi come indennizzo al popolo libico, soprattutto in infrastrutture come la litoranea mediterranea costituivano una modalità di solidarietà e di pace. L’Italia ne avrebbe trovato giovamento anche nei suoi traffici commerciali e nei rifornimenti energetici.

Di Antonello Boassa
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