“La Rai con il piano industriale viene messa in sicurezza, ma ora servono risorse certe”.
Lo dice all’ANSA Davide Di Pietro, consigliere eletto dai dipendenti, da poco insediatosi nel cda Rai.
Lei ha dato il suo via libera al piano industriale, nonostante le perplessità dei sindacati. Quali sono le motivazioni?
“La responsabilità sul cda era enorme, le proiezioni di indebitamento sono preoccupanti e si è intervenuti per evitare prospettive ancora più fosche. In questo piano si mette in sicurezza l’azienda, si valorizzano le risorse interne, si stanziano soldi per il rinnovo dei contratti collettivi, si prevedono tagli di appalti e rientro del debito. Dato il contesto, non è affatto poco”.
La Rai riuscirà a competere con le grandi piattaforme o è una sfida persa in partenza?
“RaiPlay offre già uno dei migliori cataloghi in termini di qualità e quantità, gratis per tutti. I numeri dicono che è in netta crescita e se pensa a quanto costano ogni mese le altre piattaforme questo è un grande risultato. Spero e credo si investirà in tecnologia per migliorare ulteriormente l’app”.
Il piano prevede la valorizzazione delle risorse interne e la formazione in vista della trasformazione in digital media company. Sono misure sufficienti?
“Due pietre angolari per me: la Rai ha tutte le carte in regola per riportare in casa ciò che spesso viene fatto fuori, spesso anche con dubbi risultati. Le cifre stanziate per la transizione digitale sono ingenti: la palla ora passa alle direzioni competenti e sono certo sapranno tradurre in realtà il piano approvato”.
La scelta di cedere alcune quote di RaiWay, pur necessaria per finanziare gli investimenti previsti, è stata criticata da più parti. Quale è la sua posizione?
“La coperta è corta, c’è da esser chiari. Il contratto di servizio chiede a Rai oneri altissimi a fronte del canone più basso d’Europa, ma rimaniamo comunque leader e competitivi sul mercato di riferimento. L’andamento inerziale del debito non lasciava alternative , RaiWay resta comunque sotto il nostro controllo e quei soldi saranno utilizzati per rendere più efficiente e moderna l’azienda attraverso investimenti tecnologici indispensabili”.
La riduzione del canone avrà un impatto importante sui conti. Auspica una marcia indietro da parte del governo?
“La certezza delle risorse è necessaria per garantire autonomia al servizio pubblico. Auspico una riforma che consenta alla Rai di competere sul mercato, continuare a svolgere il suo ruolo al meglio possibile e che la sottragga dal controllo dei partiti”.
L’accusa che si fa alla Rai è di aver accettato la lottizzazione, con risultati di ascolto insoddisfacenti. La ritiene fondata?
“Ritengo che si possa far meglio e qualche scelta editoriale è stata del tutto deludente in termini di ascolti e format. In altri casi invece siamo in linea con gli anni precedenti e su diverse fasce siamo anche migliorati. Sono 27 anni che lavoro in Rai e di spartizioni di poltrone ne ho viste di ogni tipo e colore”.
Molte critiche ai vertici riguardano le scelte editoriali. Come le giudica?
“Nel ruolo di consigliere di amministrazione non ritengo corretto giudicare scelte di cda dei quali non facevo parte. Ciò che oggi contesto fortemente è il metodo di scelta dei ruoli apicali con nomi spesso anticipati dai media e processi di selezione e nomina che vorrei il più trasparenti possibili”.
A breve si tornerà a votare per il cda. Lei si ricandiderà? Pensa che sarebbe utile trovare una convergenza tra i sindacati?
“Questi mesi si sono rivelati durissimi, anche a livello personale. Valuterò i pro e contro, mi piacerebbe continuare per vigilare sull’applicazione di quanto inserito nel piano industriale ma anche se tornassi a fare il mio mestiere non sarebbe un dramma. La Rai ha bisogno di unità al suo interno, ogni convergenza, sarebbe la benvenuta”.
Lei ha preso il testimone da Riccardo Laganà, scomparso la scorsa estate, con il quale ha condiviso l’attività. Quale è il principale obiettivo che vorrebbe raggiungere anche in suo nome?
“Riccardo aveva il servizio pubblico nel DNA. L’obiettivo di tutti, suo in primis, è varare una legge che rimetta la Rai nelle mani dei Cittadini: l’associazione Rai bene comune – Indignerai fu tra i promotori di una proposta di legge depositata in Parlamento. Sarebbe bello e importante ripartire da quel testo nel suo ricordo e nell’interesse degli italiani”.