Cosa hanno in comune i casi di Giulio Regeni, di Patrick Zaki e di Khaled El Qaisi? In tutti e tre i casi si tratta di giovani studiosi e attivisti arrestati arbitrariamente da autorità giudiziarie di stati che non sopportano critiche politiche e dissenso.
Ma c’è anche una differenza, mentre i primi due nomi sono entrati nel dibattito pubblico e anche nell’immaginario collettivo, quello di Khaled El Qaisi è sconosciuto ai più.
La sua storia è incredibile e merita di essere raccontata. Si tratta di un cittadino della Repubblica italiana, di padre palestinese e madre italiana, traduttore, studente di Lingue e Civiltà orientali all’Università La Sapienza di Roma e tra i fondatori del Centro di documentazione palestinese.
Khaled è stato arrestato dalle autorità israeliane lo scorso 31 agosto, dopo aver trascorso una vacanza con la sua famiglia a Betlemme, nei Territori palestinesi occupati ed è stato prigioniero in un carcere israeliano per un mese, senza nessuna accusa formale. Ora è costretto in libertà vigilata, con obbligo di dimora a Betlemme, in attesa di sapere se verrà rincarcerato o se potrà rientrare in Italia.
A suscitare incredulità sta anche il fatto che ad oggi il governo si è limitato a poche e deboli parole e sulla stampa si trova poco e nulla. Recentemente è stato presentato al pubblico il comitato Free Khaled e lo scorso 30 settembre si sono organizzate diverse manifestazioni per sensibilizzare sulla vicenda con diversi sit in davanti
alle sedi RAI. In Sardegna ha organizzato la storica associazione Associazione Amicizia Sardegna Palestina davanti alla sede RAI di viale Bonaria a Cagliari.
Le mobilitazioni però non si fermano e il prossimo 7 ottobre è prevista una manifestazione organizzata dall’Associazione Sa Domo de Totus e dal Movimento Associativo degli studenti a cui hanno aderito anche Rifondazione Comunista, Progetto per Nuoro, Rossomori, Cobas Sardegna e diverse personalità del mondo della cultura.
Le idee degli organizzatori sono chiare: «insospettisce il silenzio da parte del Governo e anche da parte dell’opposizione» – dichiara Fabrizio Cossu, presidente di Sa Domo – «dobbiamo pensare che gli arresti arbitrari ai danni di attivisti per i diritti umani avvenuti in Egitto siano degni di attenzione politica e mediatica e la stessa cosa ripetuta in Israele no?».
Ma le ragioni umanitarie non sono l’unica base che muove la protesta: «la nostra terra è nella piena disponibilità di eserciti di tutto il mondo, tra cui anche quello israeliano» – incalza Emanuele Santona del movimento studentesco – «e risulta intollerabile che l’Università di Cagliari intrattenga rapporti strettissimi con la Technion israeliana, dove la ricerca civile è strettamente intrecciata con quella militare. La cultura della pace deve diventare una priorità del mondo scolastico ed accademico sardo!».
L’appuntamento è fissato sabato 7 ottobre, in piazza Castello alle ore 17:30. La manifestazione si svolgerà in concomitanza con altre nello stato italiano per permettere una più ampia diffusione del messaggio (come Livorno con l’Associazione Livorno – Palestina e Torino).