L’arte non è mai stata percezione della realtà: è percezione di noi! Il linguaggio simbolico dell’arte è un’esperienza interiore, indagata attraverso uno strumento (il linguaggio biologico dell’arte), che è programmazione neurologica, verso una maggiore espressione della realtà, la prospettiva di visione è interna, evolvere individualmente e connettivamente è un processo lento.
L’esperienza interiore, modifica la percezione visiva, ma attenzione, tutto questo con il genio individuale d’artista, non ha nulla a che vedere, è un riflesso di vecchia coscienza: la futura coscienza connettiva e integrata dell’arte, non può ancora pensare erroneamente, agli artisti individualmente. Gli artisti non sono mai separati tra loro, il mito dell’artista individuale, che elabora linguaggio da solo nel suo studio, scoprendo e sondando cose prima d’altri, è una stronzata, deve sparire e crollare, qualcosa di meglio deve emergere al suo posto.
Provate a rappresentarvi una comunità globale d’artisti, uniti nel nome del linguaggio biologico e simbolico dell’arte, pensate a tutto questo come un solo corpo, una sola mente, un solo organismo connesso tramite coscienza comune del Sé. Sono convinto che un tempo sia stato così, e questo sia stato il nostro salto di specie, altro che “l’arte deve comunicare” (come dichiarano per esempio, erroneamente pop star come Salmo), l’arte non è obiettivo di comunicazione, è connessione di frequenze associate a simboli, indici e icone, che sono la nostra unica scrittura comune, non sono naturali le lotte e le strategie di competizione tra artisti.
La vera sfida di questo millennio in transito verso l’era dell’Acquario, è non essere mediocri geni individuali, la coscienza sociale dominante imperante va educata, oggi non ha nulla a che fare con chi sa entrare nei linguaggi (simbolici e biologici) dell’arte: l’artista esiste, quando si muove con i suoi simili come stormi di fenicottero all’unisono, un elemento di un’unica mente finalizzato a fare evolvere la specie, altrimenti come si può tendere a fare arte individualmente, sentendosi un organismo cancerogeno in guerra con Sé? Il linguaggio dell’arte, unisce comunità, altrimenti separate da media, pubblicità, videogiochi e programmi, finalizzati ad allontanarci dalla vita. Il futuro dell’arte, non dipende da un artista geniale, richiede coscienza collettiva, solo così cambiano la storia, lavorando unendo e non scindendo, nessuna verità personale solo universale.
Chiaramente questo è difficile, in un contesto come quello di Cagliari città metropolitana, in una Regione priva di continuità territoriale (sulla carta a Statuto Autonomo), non solo con priva d’Alta Formazione nel suo capoluogo, con la mobilità e il disagio dell’essere isolano, demandata a compagnie low Coast come EasyJet, che annullano voli e determinano disagio come quello di Domenica scorsa, rischiando di farmi saltare l’esame di maturità prima di lasciare l’isola, vi pare possibile? Insomma da Cagliari, uno studente che emigra per Alta Formazione Artistica (che i numeri dicono non frequenterà Sassari), dovrebbe spostarsi solo verso Milano e Roma e dipendere in tutto e per tutto da compagnie aeree private, che con alzate di spalle annullano voli senza spiegazione alcuna? “Viaggio sempre con Ryanair” cantavano su tale tema, Dr Drer e Crc Posse, non avrebbero potuto cantare “Viaggio sempre con Easyjet”!
Di Mimmo Di Caterino