È incredibile l’idea che le donne hanno di sé stesse.
Da donna che ha subito violenza, che si ritiene femminista, che rivendica una società in cui alla donna venga dato il giusto rispetto, mi sento di allontanarmi anni luce da quelle donne piene di odio e astio, che cercano solo vendetta e che a conti fatti sono più discriminatrici degli uomini.
Leggo sui social e riporto letteralmente:
“Non capisco perché le donne di destra (fasciste) siano così maschiliste….”
“…quando si ha la puzza sotto al naso non si riesce a stare zitta…”
“Una donna che parla di Dio, patria e famiglia, mi fa paura”
“Degna figlia di padre fascio”
“Ma chi è la donna che si fa chiamare al maschile? Non mi stupisce, creperà di bile a vedere una donna di sinistra più popolare di lei”
“Cose da donne, onestamente alle persone normali non interessano queste polemiche sterili”
“Perché è di destra e ha un pensiero feroce”
Mi fanno rabbrividire certi commenti. A quanto pare stare dalla parte delle donne è diventata una prerogativa di sinistra. Altrimenti detto: sei dalla parte delle donne solo se ti dichiari di sinistra, parli di ideali di sinistra, chiedi la modifica della grammatica…
Sono veramente senza parole. Come possiamo ambire ad essere rispettate nei vari settori della vita se siamo le prime ad additare e insultare le altre donne che non condividono le nostre idee? Se accusiamo ogni uomo di essere un terribile manipolatore senza analizzare in maniera oggettiva la situazione e le eventuali colpe della donna?
Insomma, essere femminista non significa stare sempre dalla parte delle donne per partito preso, ma pretendere di essere RISPETTATE e non discriminate solo perché donne.
Io sostengo a voce sempre più alta che dobbiamo esigere rispetto non creare barricate o cambiare la grammatica, anche perché la violenza le donne la subiscono anche e spesso da altre donne e questi atteggiamenti ci rendono agli occhi dei più: capricciose, nervosette, frustrate.
Io sono per una posizione ferma versus la mancanza di rispetto, ma ripudio i termini “nemico”, “battaglia”, “lotta”. Questi sono termini che già in partenza inaspriscono il contesto e non aiutano ad essere rispettate.
Se le donne fossero rispettate, potrebbero indossare la minigonna a qualunque ora del giorno, rientrare da sole la sera, lavorare senza paura di dover dire: sono mamma, sposarsi senza paura di ritrovarsi un orco in casa.
La prima cosa che una donna si chiede dopo aver subito una violenza è: “perché?” non si chiede altro, chiede perché questa mancanza di rispetto nel suo essere una persona.
Di Lucia Manca