In questo drammatico momento per i gestori della distribuzione carburanti, si denota fortemente la preoccupazione di dover abbandonare il settore: ci riferiamo alla legge 32/98. È importante sottolineare che questa legge, con le sue integrazioni, non ha regolamentato la distribuzione carburanti in modo equilibrato. Non ha infatti garantito una stabilità tra le compagnie petrolifere e i gestori, né in termini di figura professionale né di competitività. I gestori sono stati relegati a meri subordinati, come dimostra il differenziale tra self-service e servito, dove i 30 centesimi di differenza sono assorbiti dalla compagnia a scapito del libero mercato e dell’impresa.
Oggi ci troviamo di fronte all’applicazione di contratti di appalto resi legali da quel ministero che avrebbe dovuto apportare modifiche per riequilibrare le anomalie. Riteniamo che sia necessario porre fine all’applicazione retroattiva di questi contratti, che a suo tempo erano stati dichiarati illegali, senza che siano state applicate pesanti sanzioni.
Ora si cerca di legittimare giuridicamente questi contratti, aggirando l’utilizzo di manodopera con risorse di società discutibili, facendo sì che lo pseudo-gestore diventi un subordinato che per svolgere questo servizio deve aprire una società. Ci chiediamo quali siano i parametri di compensazione o le tabelle di impresa che si vogliono applicare, altrimenti si assisterà a un vero sfruttamento e a un procurato fallimento. Inoltre, le bonifiche rappresentano un regalo alle compagnie petrolifere, ignorando il buonsenso ambientale e eliminando i carotaggi. In questo scenario di pseudo-riforma, il gestore, sia come società che come persona fisica, potrebbe incamerare al massimo 20 mila euro per uscire dal settore. Questo crea due pesi e due misure per soggetti che operano nello stesso mercato: favori per i potenti e il lastrico per i gestori.
Per questo motivo, riteniamo necessario iniziare immediatamente un percorso di contrapposizione vero ed efficace. Proponiamo a tutte le associazioni di rappresentanza del settore, firmatarie di accordi e non, di avviare un tavolo di confronto sulle modalità attuative per contrastare questo decreto legislativo.
Di Giuseppe Balia (Angac)