In un numero speciale la prestigiosa rivista “Science” ha cercato di fare maggiore luce sul discusso rapporto tra Social Media e politica, in particolare cercando di capire quanto questi mezzi di comunicazione siano in grado di influenzare le nostre scelte politiche.
In un primo studio pubblicato sul numero, Andrew M. Guess, Princeton University, USA e i suoi colleghi, hanno cercato di esaminare l’effetto dei sistemi algoritmici di classificazione dei feed sugli atteggiamenti e sui comportamenti politici degli individui in relazione alle elezioni presidenziali statunitensi del 2020. I partecipanti allo studio sono stati reclutati tramite inviti al sondaggio inseriti nella parte superiore dei loro feed di Facebook e Instagram nell’agosto 2020.
In un’analisi di tre mesi che ne è seguita, i ricercatori hanno confrontato i partecipanti in un gruppo di controllo (per i quali non sono state apportate modifiche ai feed algoritmici) con i partecipanti in una condizione di trattamento (cioè, i partecipanti hanno visto i feed modificati e organizzati cronologicamente, con i post più recenti che apparivano in alto).
Il gruppo di trattamento ha trascorso meno tempo ed è stato meno coinvolto con i contenuti sulle piattaforme ed è stato esposto a contenuti più ideologicamente diversi. Tuttavia, ciò non ha portato a cambiamenti rilevabili negli atteggiamenti politici dei partecipanti, compresi i risultati delle analisi della polarizzazione. In un secondo studio sullo stesso numero, una ricerca condotta anch’essa da Guess ha studiato l’impatto dei contenuti ricondivisi di Facebook – che costituiscono più di un quarto dei post che gli utenti di Facebook vedono – sull’esposizione alle notizie politiche durante le elezioni statunitensi del 2020.
La soppressione dei contenuti ricondivisi ha sostanzialmente ridotto la quantità di notizie politiche, anche provenienti da fonti non affidabili, cui gli utenti erano esposti, ma non ha influenzato le loro opinioni politiche. In un terzo studio, Sandra Gonzalez-Bailon dell’University of Pennsylvania e colleghi hanno affrontato la questione se Facebook consenta la segregazione ideologica nel consumo di notizie politiche.
Secondo il loro studio gli utenti politicamente conservatori sono molto più segregati e incontrano molta più disinformazione sulla piattaforma. Rispetto ai progressisti, gli autori hanno scoperto che gli utenti politicamente conservatori erano molto più isolati nelle loro fonti di notizie ed esposti a molta più disinformazione. Sia i processi algoritmici (guidati dai dati e automatizzati) sia i processi di amplificazione sociale (legati alle scelte fatte dagli utenti) hanno giocato un ruolo in questa segregazione ideologica.