«È importante parlare di cultura d’impresa in un territorio come questo, non avrebbe senso farlo dove è già affermata e importante. Ma qui, a Orgosolo, sottotraccia si vede nascere un’idea nuova di sviluppo, slegata dal passato e legata al territorio, alle specificità locali, ai talenti delle persone, alimentati dal maggiore livello di istruzione e a una nuova capacità di lavorare insieme.
Vogliamo che questo nuovo sviluppo sia anche alimentato da una buona politica, attenta e vicina ai bisogni dei territori e delle comunità e da un miglior livello di istruzione, perché non esiste cultura d’impresa senza scuola». Lo ha detto Renato Soru durante l’incontro “Sviluppo locale e cultura d’impresa”, ospitato stasera all’Auditorium comunale di Orgosolo.
Tra i temi affrontati, il candidato presidente della Coalizione sarda ha parlato anche delle nuove possibilità legate al patrimonio forestale: «In tutti questi anni – ha detto – la Regione ha gestito l’attività forestale come un contentino, una forma di assistenzialismo per le zone interne dove non c’era lavoro. Ma le nostre foreste, seconde in Italia per superficie, producono in silenzio un grandissimo lavoro: catturano la Co2 contribuendo alla salvaguardia del pianeta dai cambiamenti climatici».
«Questo bene – ha continuato il candidato – oggi possiamo metterlo a valore economico grazie al sistema dei certificati bianchi: le imprese che inquinano possono acquistare titoli di efficienza energetica finanziando attività compensative di forestazione soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Anche le nostre foreste possono entrare in questo sistema e così creare nuovo lavoro e nuova ricchezza».
C’è spazio anche per una citazione dai Canti barbaricini di Sebastiano Satta. «Quando nel 2004 – ha ricordato Renato Soru – venimmo a festeggiare la vittoria alle elezioni qui vicino, a Montes, lessi una scritta che diceva: ‘Se l’aurora arderà su’ tuoi graniti / Tu la dovrai, Sardegna, ai nuovi figli’. Satta lo scriveva nel 1904, ma è valido ancor
oggi: il futuro migliore lo dobbiamo a noi stessi, perché nessuno ce lo porterà o regalerà. Dobbiamo costruirlo noi anche quando sembra difficile o la strada impervia. Solo col lavoro e l’impegno di tutti potremmo fare il salto definitivo e diventare una regione moderna, dove il benessere è diffuso e il lavoro è stabile e ben retribuito».