«La Sardegna si trova davanti al grande cambiamento che arriverà con la transizione digitale e lo deve gestire
come un’opportunità di ripartire alla pari con gli altri per creare posti di lavoro, più stabili e meglio retribuiti: il mondo digitale non conosce isole, centro o periferie, non trasporta cose ma bit»: lo ha detto a Cagliari, all’Auditorium del CIS, Renato Soru nell’intervento che ha chiuso l’incontro dal tema “Patto per il lavoro e
transizione digitale”.
Coordinato dalla docente universitaria Piera Loi, col contributo della sindacalista Isabella Murtas, l’incontro ha messo a confronto imprenditori digitali sardi, docenti, esperti e sindacalisti del mondo delle telecomunicazioni sulle sfide portate dai cambiamenti tecnologici che stanno rivoluzionando le nostre vite e il mondo del lavoro in questi ultimi anni. «Intorno a noi è cambiato tutto – ha detto Soru -: oltre a quelli tecnologici, stiamo sperimentando i cambiamenti climatici e quelli geopolitici come la guerra a pochi km da qui. Abbiamo assistito
anche a una cosa impensabile: il ritorno di una epidemia in epoca moderna».
Ma proprio «dal Covid che ha fermato l’economia e ha impoverito tutti – ha aggiunto il candidato presidente della Coalizione sarda – è nata la spinta al cambiamento che l’Unione europea sta sostenendo con grandi investimenti e grandi progetti: fondi strutturali come quelli di coesione e fondi straordinari come il PNRR o il JTF per costruire un’Europa della prossima generazione all’insegna della transizione verde e digitale. Queste ingenti risorse sono a disposizione anche della Sardegna: lo sono dal 2020, ma non sono state spese e devono essere
utilizzate entro il 2027. Un terzo di questi soldi deve spingere la transizione digitale della nostra isola, anche per portare la rete fisica in ogni angolo dell’isola».
«Vediamo tutti i giorni come questa quarta rivoluzione industriale ci sta cambiando la vita ed è entrata nel nostro quotidiano. – ha spiegato Renato Soru -. La trasformazione digitale è una delle leve su cui costruire una Sardegna nuova, una ripartenza da zero dove ce la possiamo giocare alla pari e dalla quale possono nascere lavori che non sono solo superspecialistici o riservati agli informatici. Gli esempi portati qui oggi raccontano di imprese che stanno al passo coi tempi e diventano competitive: si trovano in Sardegna ma lavorano con tutto il mondo,
perché non lavoriamo più solo per il mercato interno e non siamo penalizzati dai costi di trasporto: viaggia tutto coi bit».
«La digitalizzazione – ha detto poi il candidato – è un’opportunità enorme anche per la pubblica amministrazione: quella sarda, in questi ultimi cinque anni, è diventata lenta, ma deve tornare immediata, veloce, sburocratizzata e trasparente grazie alla rete. E c’è tutta una filiera di lavori che si possono creare anche nella PA: con la digitalizzazione degli archivi o dei beni culturali valorizziamo un patrimonio che rischia di essere dimenticato ma abbiamo anche una vera miniera di informazioni per ottenere dati, fare ricerca, aprire nuove possibilità».
Quasi in chiusura, un passaggio sulla diffusione dell’intelligenza artificiale e sui timori che l’accompagnano: «Sembra una cosa che ruba il lavoro e invece ha bisogno di tanto lavoro: il controllo umano è fondamentale dopo l’acquisizione dei dati con cui sono stati nutriti gli algoritmi. E dalla diffusione delle tecnologie IA possono nascere applicazioni utili per i cittadini: pensate a una intelligenza artificiale della Regione Sardegna, che dialoga col cittadino e fornisce informazioni in tempi immediati».
«In un mondo che cambia così tanto, il lavoro umano rimane al centro, ma queste novità vanno governate e regolamentate attraverso un confronto proficuo con le organizzazioni dei lavoratori e delle imprese. Il digitale ci mette di fronte a un bivio – ha concluso Renato Soru -: continuare a galleggiare oppure ripartire con ottimismo, coraggio, passione e competenza».