”Mi sono rotto le scatole del flicorno, è un suono che mi ha stancato. Voglio tornare alla tromba.
Questa è una notizia…”. Sorride Enrico Rava annunciando di voler riprendere in mano il ”suo” strumento. Il maestro, leggenda del jazz italiano e internazionale, a 83 anni suonati nel vero senso della parola ha sempre voglia di cambiare. Lunedì prossimo sarà a San Sebastian, in Spagna, per ritirare il premio prestigioso che dal 1994 il Festival Jazz della città assegna ai grandi del jazz mondiale e ha deciso che, appunto, porterà con sè la tromba. Giovedì sera il pubblico romano degli appassionati lo ha lungamente applaudito alla Casa del Jazz in quartetto con Aldo Romano, batterista e amico di una vita, il pianista francese Baptiste Trotignon e il contrabbassista Darryl Hall.
Severo nel giudicarsi, Rava non si fa sconti. ”E’ stato un bel concerto ma non ero molto in forma. Il caldo, l’età… sono vecchio, è difficile che io sia in forma – ha detto all’ ANSA subito dopo la fine dello spettacolo -. Con Aldo Romano e il gruppo abbiamo suonato molto a Parigi prima del Covid. In questi anni sono successe tante cose di salute sia a me sia a lui.
Siamo sopravvissuti”. Che effetto fa avere di nuovo accanto un musicista con cui calca le scene da 58 anni? ”E’ bello, è come chiacchierare con un vecchio amico, abbiamo condiviso tante situazioni bellissime e meno belle, pericolose e avventurose, viaggi pazzeschi in tutto il mondo. E’ come una vecchia coppia, litighiamo però poi ci vogliamo bene”. Nella capitale tornerà a novembre in trio con due americani, William Parker e Andrew Cyrille. Tra i nuovi trombettisti chi le piace? ”In modo particolare Avishai Cohen, israeliano che vive negli Stati Uniti. Uno che non è tra i nuovi ma mi piace moltissimo è Tom Harrell. In Italia, a parte Fresu, ce ne sono tanti bravissimi, Fabrizio Bosso, Matteo Cutello con il gemello Giovanni al sax straordinari, Francesco Fratini, Giovanni Falzone, Alessandro Presti”.