Non amo gli artisti che si rivolgono ai loro interlocutori con titoli e frasi ampollose, pur di non essere al loro fianco lavoro per fare si che mi si tolga la patente d’artista, insomma non mi piace confermare quello che siete abituati a leggere: l’arte contemporanea la si può leggere e scrivere in due modalità, una è la concettuale, utilizzando parole più o meno inutili; l’altra è per forma simbolica viva, e richiede sincerità e spontaneità gestuale d’esecuzione (e interpretazione di un tema).
Questo è un tempo dove parrebbe essere educati alla falsità e alla contraffazione del gesto artistico, proliferano artisti furbi, invidiosi, astiosi, sprezzanti, presuntuosi, servili e ambiziosi, al punto da disinteressarsi completamente di come lavorassero (anche spiritualmente e intellettualmente, perché le arti visive non sono mai state un fatto meramente tecnico) gli artisti antichi, gli artisti contemporanei paiono schiavi d’idee chimeriche dei loro capi benefattori e consulenti di mercato, che ripetono fino alla nausea, dovrebbero invece tendere alla loro libertà e spiritualità del fare.
Detto questo, ho fatto un salto al museo di Capua, chiuso un’ora prima del reale orario di chiusura indicato sul sito ufficiale, a chi volete che interessi l’arte che ha valore simbolico storico e della memoria prima che di mercato, a Santa Maria Capua Venere cantieri che dovrebbero terminare a Settembre e un Museo Archeologico rimasto fermo nel tempo con allestimento così sciatto da parere originale per reperti che dovrebbero essere valorizzati per rilevanza archeologica, storica, sociale e culturale.
Ma pare che a Capua e Santa Maria Capua Vetere, non si dia molta importanza alla cultura e alla memoria locale, quasi come a Cagliari, una città metropolitana occidentale, ancora priva d’Alta Formazione Artistica.
di Mimmo Di Caterino