“Lo Stato italiano, pur avendo recepito le direttive comunitarie che lo prescrivevano e pur dichiarando abilitanti all’insegnamento i titoli professionali conseguiti nell’Unione europea, non adempie a tali direttive e alle condanne pronunciate dalla Corte di Giustizia Europea, dal Tar e dal Consiglio di Stato”.
È l’accusa dei docenti che da oltre due anni attendono che il ministero dell’Istruzione riconosca loro il titolo abilitativo all’insegnamento o la specializzazione al sostegno conseguiti in altri Paesi dell’Ue.
Tramite lo studio legale Canu di Sassari, specializzato in Diritto comunitario, i docenti hanno presentato un esposto, al momento al vaglio di Bruxelles.
Gli insegnanti coinvolti sono circa 15mila e ora hanno deciso di rivolgersi alla Commissione Europea per denunciare “l’insostenibile situazione, passibile di procedura di infrazione”, come affermano alcuni dei prof, molti dei quali vantano diversi anni di precariato alle spalle e ora si sentono esclusi dal piano assunzionale straordinario e si vedono superare nelle graduatorie anche da chi ha un punteggio inferiore”.
“Anche il DL 44/2023 dello scorso giugno rinvia a tempo indeterminato la risoluzione definitiva del problema e prevede che i docenti abilitati all’estero, inseriti con riserva di riconoscimento del titolo nella prima fascia delle graduatorie provinciali, non possano ottenere supplenze dalla predetta prima fascia e non possano partecipare alla procedura straordinaria di assunzione da prima fascia – spiegano – potendo ambire solo a supplenze dal secondo elenco aggiuntivo delle stesse graduatorie, accettando da contratto una clausola risolutiva espressa legata all’esito del contenzioso”.