«’Fai piangere la redazione di Repubblica, scrivi Giorgia’, recita il meme social di Atreju, l’account della festa di Fratelli d’Italia. A FdI e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni la comunità delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica non risponde coi meme, avendo noi la capacità di articolare delle frasi di senso compiuto. Faremo parlare però il nostro giornalismo, che con ogni evidenza crea diversi scompensi a chi oggi governa il Paese sognando di comandarlo». Il Comitato di redazione di Repubblica replica così alla campagna social che, oltre ai giornalisti del quotidiano diretto da Maurizio Molinari, mette nel mirino anche altri colleghi e intellettuali.
«Sbaglia – incalza il Cdr – chi pensa di poter piegare Repubblica con i cari vecchi metodi di un passato che ha ricoperto di vergogna e distrutto l’Italia: la storia insegna che ogni modello autoritario, presto o tardi, è destinato alla rovina. Nessuno di noi è disposto a farsi intimidire e nel fare informazione la nostra rotta, ieri come oggi e domani, sarà sempre la stessa. A partire da un antifascismo senza retorica ma di sostanza, cioè più diritti sociali e civili per tutte e per tutti, unici antidoti contro ogni prepotenza e intolleranza».
Ai colleghi di Repubblica esprimono solidarietà la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Usigrai. «Se per far votare Meloni la motivazione deve essere quella di far piangere la redazione di Repubblica o altri giornalisti che fanno libera informazione, Fratelli d’Italia dimostra di essere davvero a corto di argomenti e di idee. Il sindacato è al fianco dei colleghi», rileva Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
«L’esecutivo Usigrai esprime vicinanza ai colleghi e alle colleghe di Repubblica oggetto di un messaggio pubblicato sulla pagina social di Atreju, la festa dei giovani di Fdi, trampolino di lancio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni», scrivono i rappresenti dei giornalisti del servizio pubblico.
«’Fai piangere la redazione di Repubblica, scrivi Giorgia’ – proseguono – non appare né una frase ironica, né satirica, ma un invito alla violenza, in una campagna elettorale che il governo incentra sull’attacco alla libera informazione. Per questo, noi siamo al fianco di colleghe e colleghe attaccati solo perché ogni giorno provano a raccontare una realtà che qualcuno preferisce resti nell’ombra».