‘Fantasmagoria Callas’, una mostra per svelarne il mistero

“Usignolo naturale del XX secolo”, “un flusso di energia vitale”, “semplicemente l’arte”: hanno fatto a gara, oggi, per trovare le parole più adatte a celebrare il mito di Maria Callas, gli artisti che hanno collaborato a dar vita alla mostra che, in occasione dei 100 anni dalla nascita della ‘divina’ si aprirà domani presso il Museo Teatrale alla Scala a Milano e resterà a disposizione dei visitatori fino al 30 aprile 2024.

A cura di Francesco Stocchi con l’allestimento di Margherita Palli, una mostra che nelle intenzioni della direttrice del Museo, Donatella Brunazzi, fatte proprie dal sovrintendente Dominique Meyer, nasce diversa dalle solite, “un po’ noiose, fatte solo di foto, locandine, abiti di scena”.

Diversa perché per spiegare “il ‘mistero Callas’, quell’impronta indelebile che come donna e come artista ha lasciato nell’immaginario collettivo”, è stato chiesto l’intervento di artisti contemporanei.

Il titolo, ‘Fantasmagoria Callas’, riecheggia quella forma teatrale che mette in campo illusioni sceniche per ricreare effetti fantasmatici e cercare così di restituire l’impressione dei sentimenti che Maria Callas ha saputo ispirare nel corso del tempo. Ci sono quindi, insieme a una selezione di costumi e foto di scena (alla Scala la Callas è stata interprete di 23 titoli d’opera in 28 spettacoli dal 1950 al 1961, tra cui 6 inaugurazioni di stagione), i contributi dello stilista Giorgio Armani, del musicista e compositore Alvin Curran, degli artisti contemporanei Latifa Echakhch e Francesco Vezzoli e del regista Mario Martone.

La mostra costruisce un itinerario in 5 tappe, ciascuna affidata a una diversa espressione artistica. Focalizzando l’attenzione sulla voce di Maria Callas, Curran costruisce una composizione musicale tratta dalla raccolta di registrazioni e concepita per restituire le stratificazioni del timbro, che è sempre stato la cifra stilistica del soprano. L’installazione ‘Untitled (Tears)’ di Latifa Echakhch approfondisce l’aspetto della presenza scenica dell’artista e al visitatore appare, in una sagoma ‘fantasmatica’ del soprano, una cascata di perle bianche e rosse, come fosse una pioggia di lacrime e sangue.

Il terzo capitolo è una rappresentazione filmica di Mario Martone, che si concentra sull’incontro tra Maria Callas e Ingeborg Bachmann, avvenuto a Milano nel 1956 in occasione di una prova de La Traviata. Interpretata da Sonia Bergamasco, racconta l’impatto che l’incontro ha avuto sulla scrittrice e poetessa austriaca e dà un ritratto profondamente umano della figura del soprano. Segue l’interpretazione di Francesco Vezzoli, con un’installazione dove il volto di Maria Callas, stampato a laser su tela, si ripete per sessantatré volte.

Infine Giorgio Armani, che si chiede come si possa dare forma visiva alla voce di Maria Callas e risponde con un romantico, vaporoso abito da sera rosso magenta.

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