Festival Lussu, Tiziana Ferrario saluta il pubblico sardo: “Con l’isola ho un rapporto meraviglioso”

«Il premio alla Carriera è stata una piacevole sorpresa anche perché io considero la mia carriera
molto interessante, intensa, ma non ancora completata. Ci sono ancora tante sfide da raccogliere». Sabato
sera la giornalista e scrittrice Tiziana Ferrario ha ricevuto con gioia a Cagliari il Premio Emilio Lussu alla
carriera, onorata di essere a Cagliari “per parlare di uno dei giganti del Novecento”: «Abbiamo avuto
persone che hanno dato la loro vita per costruire questo paese – ha affermato – e rendere omaggio, ricevere
un premio dedicato a Emilio Lussu è una grande responsabilità».

Ferrario, che è stata uno dei volti noti più noti del Tg1, inviata di politica estera e corrispondente da New
York, e ha documentato guerre e crisi umanitarie dagli angoli più remoti del pianeta, la giuria ha decretato
che il suo universo ruota intorno alla scrittura, all’informazione e alla difesa delle fasce più fragili della
popolazione, ed è da sempre è impegnata nella difesa dei diritti dei minori e delle donne.
Dopo la consegna del premio, un’opera dello scultore di San sperate Giampaolo Mameli, che rappresenta
un busto di Lussu, Ferrario si è intrattenuta a presentare il suo ultimo libro, “La bambina di Odessa”,
confrontandosi con il direttore artistico del festival, Alessandro Macis e con l’autrice Lorella Costa.
«C’è un legame in qualche modo tra Emilio Lussu, Joyce Lussu, e la protagonista del mio ultimo libro Lia
Franceschi – ha spiegato –. Joyce e Lidia si erano conosciute a un certo punto della loro vita. La prima aveva
dieci anni di più ma condividevano gli stessi ideali. Sono state entrambe staffette partigiane e a un certo
punto hanno anche scritto un libro insieme. Avevano organizzato un convegno per parlare di parità,
entrambe credevano nell’emancipazione della donna dopo gli anni del fascismo». Il volume racconta le
vicende di una donna realmente esistita, la battaglia di una madre che intraprende una battaglia lunga
vent’anni per identificare i colpevoli dell’uccisione del figlio Roberto, assassinato nel 1973 durante una
manifestazione studentesca all’esterno della Bocconi.

La giornalista, che alla fine della cerimonia di premiazione si è intrattenuta con il pubblico per il firmacopie,
non ha nascosto il suo amore per l’isola: «Con la Sardegna ho un rapporto meraviglioso, ci vengo sempre
volentieri appena mi invitano, ed è una regione fantastica, con una personalità molto forte dei sardi che ho
sempre apprezzato molto».
Il premio per la Saggistica è stato ritirato da Mario Avagliano e Marco Palmieri per “Il dissenso al
fascismo” (Il Mulino, 2022), un libro in cui gli autori, a partire dai rapporti delle prefetture, delle questure e
dei carabinieri, attraverso le relazioni della censura, del Pnf e dell’Ovra, i giornali, i diari e le lettere
dell’epoca, ricostruiscono le storie di una minoranza di italiani che, all’indomani del delitto Matteotti e fino
alla caduta del regime, continuò a esercitare il dissenso.
Il premio per la Narrativa è stato dato a Matteo Melchiorre per “Il duca” (Einaudi, 2023), la storia di una
nobiltà decaduta in Vallorgàna, un piccolo e isolato paese di montagna, dove un uomo solitario si ritrova in
una quiete paradossale, dorata, fuori dal tempo, sospeso tra l’incredibile potere del luogo, il carico dei lavori manuali e le vecchie carte di famiglia. Il premio Narrativa a fumetti è andato invece a Leila Marzocchi
per l’opera L’ombra non è mai così lontana (Oblomov Edizioni, 2023).

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