“Quanto sta accadendo all’Ospedale Oncologico Businco di Cagliari, con la programmata chiusura dei blocchi operatori per la ristrutturazione delle sale operatorie, ha davvero dell’incredibile per l’assenza di cura ai pazienti che, inevitabilmente, produrrà”, inizia così una nota pubblicata da Giampaolo Cugliara, Segretario della Fials di Cagliari.
“A metà ottobre i lavoratori hanno appreso, in maniera del tutto casuale, che entro il 15 novembre sarebbero state chiuse le sale operatorie; tale opzione prevede il trasferimento al San Michele di alcuni reparti quali Chirurgia Toracica (80% dell’attività di interventi per tumori polmonari) e Chirurgia Oncologica Ginecologica, con conseguente trasferimento di una parte del personale dei blocchi operatori e di tutto il personale della S.C. Chirurgia Toracica dal Businco al San Michele, dove già da tempo, la chirurgia programmata, sembrerebbe, non ha più spazi operativi (?)”…”La storia è talmente surreale che per un attimo gli operatori sanitari dell’ospedale Businco hanno pensato ad uno scherzo, invece, ci si trovava dinanzi ad una devastante realtà, destabilizzante per i pazienti che da tutta la Sardegna hanno, meglio dire avevano, come centro di riferimento l’Ospedale l’Oncologico di Cagliari”, scrive la Fials.
La Direzione Strategica aziendale unitamente alla la Direzione delle Professioni Sanitarie Infermieristiche hanno già predisposto il tutto, sia i trasferimenti dei reparti di Chirurgia che i trasferimenti del personale. Duole osservare che il programmato trasferimento non abbia tenuto conto di quali ricadute abbia questa “discutibile scelta” sui pazienti, sulle casse della Regione (aumento della richiesta di ricoveri extra regione) e su tutti i lavoratori dell’ospedale Businco”…”Ancora una volta la Direzione Strategica Aziendale, confermando un consolidato modus operandi, ha deciso in modo unilaterale di depotenziare e smantellare l’Ospedale Oncologico in assenza di un atto aziendale, in linea con la riforma regionale o di un progetto esecutivo, un cronoprogramma, etc … decisioni assunte con “forse” con superficialità, in modo, parrebbe, autarchico rispetto al sistema sanitario e politico”, prosegue Cugliara della Fials.
“La storia recente insegna, per tale motivo ci preme RICORDARE, a chi l’avesse dimenticato, che la chiusura degli ospedali Marino e Binaghi ebbe inizio attraverso alla ristrutturazione delle sale operatorie, così come il depotenziamento dell’ospedale Microcitemico fu agito attraverso la ristrutturazione e costruzione delle sale operatorie, terminate e mai utilizzate, con un evidente sperpero di denaro pubblico, che meriterebbe l’attenzione della Corte dei Conti”…”È evidente che spostando l’attività chirurgica in un altro presidio ospedaliero il destino non può che essere quello di ridurre il Businco a un poliambulatorio. Nonostante le varie proposte da parte di una delegazione di lavoratori, l’azienda si è dimostrata sorda e ha assunto una posizione di chiusura, che ha impedito un costruttivo confronto, dal quale sarebbe senz’altro scaturita una profonda riflessione e conseguentemente una più adeguata programmazione e allocazione delle risorse sia umane che materiali”, incalza il sindacato.
“Ciò che più ha sorpreso è stato l’ultimo incontro tenutosi presso l’Assessorato alla Sanità il 22 gennaio u.s., alla presenza dei vertici aziendali dell’ARNAS Brotzu e dei Direttori di Struttura, tutti presenti ad eccezione del Direttore di Dipartimento Oncologico Chirurgico, (con sorpresa?) grande assente ingiustificato. Il risultato di un mancato confronto e ascolto delle motivazioni portate dai Direttori, parrebbe essere stato alle base del duro scontro avvenuto fra le parti, conclusosi con la presentazione delle dimissioni dall’incarico da parte del Responsabile F.F della S.C. di Chirurgia Toracica. A tal proposito parrebbe che il Direttore Sanitario il Dott. R. Pinna (già diffidato mesi fa da tutti i Direttori di Dipartimento) abbia potuto, ancora una volta, incidere negativamente sull’esito di un confronto, che tutti quanti auspicavano come costruttivo; purtroppo, si è tristemente rilevato che le modalità del dibattito scelte dal D.S. sono state ispirate al principio di mera autorità, e prive dell’atteso supporto del Direttore Generale che, sembrerebbe, aver abdicato le sue funzioni favore del Direttore Sanitario”…”Un’Azienda attenta ai bisogni di salute dei cittadini e al benessere organizzativo dei lavoratori ha il dovere di potenziare la struttura, in termini di personale, di diagnostica e percorsi, valorizzando le
eccellenze e questa sarebbe potuta essere l’occasione tanto attesa per costruire un’organizzazione sanitaria all’altezza delle sfide chela popolazione ci chiede di affrontare in risposta ai bisogni di salute. Quale sarà il costo di questo ennesimo monumento all’inefficienza organizzativa? Con queste scelte si continua a violare l’inalienabile diritto alla cura dei tanti pazienti sardi che migrano ogni anno verso il nord Italia alla ricerca di un’assistenza migliore, perché più organizzata e attenta ai bisogni dei malati”, denuncia Cugliara.
“Gli operatori della Sanità, gli ex eroi di pandemica memoria, hanno non solo il dovere ma anche il diritto di chiedere alla politica e alla dirigenza (che attua o dovrebbe attuare l’indirizzo politico) la massima attenzione e conseguentemente un intervento risolutivo al paventato disastro, L’Ospedale Oncologico non deve essere svuotato ma valorizzato, perché assurga finalmente al rango di HUB di riferimento regionale per le patologie oncologiche”, conclude Giampaolo Cugliara, Segretario della Fials di Cagliari.