Il 1 giugno a Gap si terrà l’udienza definitiva – con sentenza – per il militante NoTav Emilio Scalzo, storico attivista e dall’inizio impegnato a portare solidarietà ai e alle migranti di passaggio tra la Valsusa e il Brianconnese, è accusato di violenza contro pubblico ufficiale in seguito alla manifestazione del 15 maggio 2021 tra Claviere e Monginevro.
In quell’occasione vi furono scontri con i gendarmi francesi e in quell’occasione, Emilio, che ha dei seri problemi al ginocchio, si difese dalle manganellate di un poliziotto francese.
“I gendarmi e la Paf (police aux frontières) controllano questa frontiera portandosi dietro una scia di morte e violenza, almeno 8 sono i cadaveri ritrovati su queste montagne, tutti in fuga o respinti dalla polizia di frontiera francese”, affermano gli attivisti NoTav.
“Molti i feriti, i dispersi per giorni, infiniti i respinti, maltrattati, minacciati, derubati, decine di persone senza il “buon” documento ogni giorno cercano di attraversare questa frontiera scappando da guerre, povertà, discriminazioni, alla ricerca di una vita migliore. Emilio, per loro, c’è sempre stato” … “Chi è il violento? Chi va a caccia dei migranti giorno e notte, respingendo decine di persone al giorno, o chi si è sempre battuto per aiutare chi è di passaggio a non morire su queste montagne? Chi è il violento, chi picchia a comando, chi butta lacrimogeni e bombe stordenti, chi manganella o chi, semplicemente, si difende da questa violenza?”, prosegue la nota degli attivisti della Val di Susa.
“Noi siamo al fianco di Emilio. Tutti abbiamo ben presente la violenza della polizia francese; tutti ricordiamo i feriti tra i Gilets Gialli, gli occhi e arti persi e i pestati a sangue. I morti delle banlieu e nelle manifestazioni. I feriti di Saint-Soline, tra cui Serge, ragazzo di 32 anni che ha rischiato la morte, uscito dal coma recentemente ma dalla prognosi ancora incerta” … “I CRS sparano ad altezza uomo lacrimogeni e granate “stordenti”, vere armi da guerra legalizzate. La procura di Gap sta cercando di farla pagare a Emilio per tutto ciò che è stata la lotta alla frontiera, utilizzando la retorica del “violento” per isolare e allontanare la solidarietà”.
“Lo vogliono far passare per uno dei leader del “movimento No Border”, solo perché in qualche immagine reggeva uno striscione ed era uno dei più anziani del corteo. Questa volta non accusano di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, anche se Emilio in Italia è stato sotto processo anche per le occupazioni dei due rifugi autogestiti. Per presunta “violenza”, è più facile accusare, e condannare. Soprattutto se la parola di chiunque contro la testimonianza di un gendarme non vale niente”, conclude la nota degli attivisti.