Loredana Frasca, immunologa e ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, è stata intervistata in esclusiva dal Giornale d’Italia per parlare della recente decisione di AstraZeneca di ritirare il suo vaccino Covid in tutto il mondo e di tutto quello che ne ruota attorno.
AstraZeneca ha ritirato il suo vaccino Covid da tutto il mondo: come valuta questa mossa?
“Da quello che ho letto nelle notizie, ufficialmente la ditta ha ritirato il vaccino perché c’era molta offerta di vaccini cosiddetti “aggiornati”, del tipo a mRNA. In realtà, ho anche compreso che questo ritiro consentirà alla ditta di non presentare i rapporti di efficacia e sicurezza che avrebbe dovuto fornire. Ci sono poi le richieste di risarcimento milionarie in UK, dove il vaccino Covid è stato ampiamente usato.
Potrebbero seguire esempi di altre case farmaceutiche nel prossimo futuro? Se sì, quali?
“Non sono sicura che questo accadrà. Le rispondo come cittadina italiana e a titolo personale: sarebbe auspicabile che accadesse.
La ormai divenuta enorme mole di pubblicazioni scientifiche peer review sugli eventi avversi di qualunque tipo, dalle miocarditi agli effetti neurologici, compresi le trombosi (che non sono causate solo da AstraZeneca, ma anche dai preparati a mRNA), sono stati studiati molto di più sui vaccini a mRNA.
In particolare, è consistente la frequenza delle miocarditi nei giovani (soprattutto maschi), tra i 16 e i 29 anni (299.5 per 1 000 000 dosi e non persone, quindi circa 1 a 3300, per esempio in questo studio: Epidemiology of Myocarditis and Pericarditis Following mRNA Vaccination by Vaccine Product, Schedule, and Interdose Interval Among Adolescents and Adults in Ontario, Canada). Le frequenze di miocardite possono arrivare a oltre il 2% (come pubblicato da uno studio di sorveglianza attiva in Thailandia (Cardiovascular Manifestation of the BNT162b2 mRNA COVID-19 Vaccine in Adolescents).
Le mio-pericarditi non sono quindi rare come lo sviluppo di trombi (e dobbiamo capire cosa è considerato raro, visto che non c’è stata una sorveglianza attiva), e alte frequenze di miocarditi sono state osservate nei giovani maschi con il vaccino a mRNA ModeRNA. Occorre notare che studi precedenti hanno dimostrato che, se il primo COVID-19 era accompagnato da miocardite, questa era più frequente negli anziani che nei giovani (v. Per esempio: Association Between COVID-19 and Myocarditis Using Hospital-Based Administrative Data ), esattamente il contrario di quanto visto con i vaccini a mRNA. I giovani sono quelli che già ai tempi del primo COVID-19, non rischiavano un COVID-19 grave”.
Potrebbe aprire la strada a dei risarcimenti milionari?
“Forse sì, ma occorre che le persone denuncino”.
Che ne pensa dei recenti verbali che stanno uscendo come quello di Speranza che all’epoca disse: “Non voglio dubbi su AstraZeneca”?
“Non so come commentare questo. A me sembra che in molti non abbiano avuto dubbi nel dichiarare, senza un vero supporto scientifico, che tutti i vaccini Covid-19 fossero “safe” and “effective”, senza che ci fosse un sistema di sorveglianza attivo e con una sperimentazione durata poche settimane“.
Di recente è venuto fuori un atto del Senato che nel 2021 sconsigliava la vaccinazione ai minori, nel quale si ribadiva come il vaccino fosse sperimentale e per la sua approvazione si doveva attendere come minimo il 2023. Cosa ne pensa?
“Il rischio di miocardite era noto dal 2021. Pertanto, era ragionevole pensare che, se il rischio era più alto nei giovani e nei bambini, i quali non rischiavano di morire di Covid, sarebbe stato meglio non vaccinarli. Mi ricordo di aver letto sui giornali che il prof Vaia aveva detto che non vedeva la necessità di vaccinare i bambini. Io personalmente l’ho dedotto dai dati disponibili (c’erano frequenze di miocarditi riportate di 1:3300, o 1:6000 in altri lavori di 1:10000, che, se sottostimate di 100 volte (come riportano alcuni studi, per esempio questo:), potevano voler dire 1:33, 1:60, 1:100, pertanto ho pensato di non vaccinare i miei tre figli maschi.
Si sapeva che i vaccini erano sperimentali, altrimenti non avrebbero avuto un’autorizzazione “condizionata” e di emergenza, ma una autorizzazione standard. Si sapeva che i dati di efficacia e sicurezza dovevano essere resi noti nel 2023. Del resto il trial effettuato da Pfizer, per esempio, era di due mesi circa, molto poco. Inoltre, si è visto presto che la protezione dalla malattia si riduceva molto dopo pochi mesi e occorreva “ripristinarla” con ulteriori richiami. I trials iniziali erano però relativi a 2 dosi, non 3 o 4 o 5 o 6…
Per AstraZeneca nel 2021 sono state emanate 11 circolari da parte del Ministero della Salute, con varie indicazioni anche molto diverse tra loro, il che testimonia dell’incertezza di quel periodo, determinata anche dall’incertezza a livello europeo”.
L’intervista è stata rilasciata a titolo personale e non rispecchia le idee dell’istituto presso il quale Loredana Frasca lavora.
Loredana Frasca, chi è la ricercatrice dell’Iss
La dottoressa Frasca vanta collaborazioni con prestigiosi istituti, non solo italiani ma anche internazionali. Oltre a lavorare come ricercatrice per l’Istituto Superiore di Sanità, ha lavorato anche come collaboratore scientifico per l’Università di Losanna, per la University of Texas MD Anderson Cancer Center e anche per l’Imperial College London.
Durante la sua carriera si è occupata di risposte ai trapianti, risposte agli agenti infettivi, in particolare al virus dell’epatite C. Poi ancora del fenomeno della tolleranza immunologica, soffermandosi sulle diverse malattie autoimmuni e ha studiato la presentazione antigenica.
Sono moltissime le pubblicazioni scientifiche dell’esperta e, fra le ultime, ce ne sono diverse sui vaccini anti-Covid e sulle reazioni avverse. Prima di vedere l’ultimo studio a cui ha partecipato, ecco altri argomenti dei quali si è occupata Frasca in collaborazione con altri ricercatori. “I complessi CXCL4-RNA circolano nella sclerosi sistemica e amplificano le risposte infiammatorie/pro-fibrotiche delle cellule dendritiche mieloidi”, “Gli anticorpi anti-CXCL4 eparina-indipendenti ed eparina-dipendenti hanno un’espressione reciproca in una coorte di pazienti con sclerosi sistemica”, “Potenziale ruolo patogenetico dei peptidi antimicrobici trasportati da vescicole extracellulari in un modello psoriasico in vitro”. Poi ancora “L’interferone di tipo I senza sosta accelera l’autoimmunità delle cellule B e la formazione di anticorpi anti-farmaco durante la terapia anti-TNF” e molti altri.
Tratto da Il Giornale d’Italia