“Una sanità disastrosa che nelle carceri riflette la situazione che sta vivendo la nostra Sardegna. Con una differenza.
All’interno di questi contenitori è racchiuso un numero sproporzionato il disagio psichico. Al carcere di Uta su 630 detenuti, la maggior parte dei quali è affetta da gravi patologie psichiatriche è presente un solo psichiatra. Sono 460 i detenuti che assumono terapie. Molti anche a Bancali, basta girare le sezioni per rendersi conto del disagio. A Isili la percentuale delle patologie psichiatriche sfiora l’80% e la colonia risulta abbandonata dal servizio Asl”.
Lo denuncia, in una nota, Irene Testa Garante regionale delle persone private della libertà In generale si avverte “un totale distacco e poca collaborazione tra il servizio sanitario gestito in totale autonomia e le direzioni. In tutti i 10 istituti è carente la presenza di personale sanitario – continua – Spesso non si riescono ad avere le diagnosi dei reclusi ma basta fare un giro nelle sezioni per rendersi conto della grave condizione della maggior parte dei reclusi”.
“Una popolazione composta da tossicodipendenti, soggetti borderline, bipolari, malattie virali quali Hiv. Sono diversi i detenuti che dovrebbero stare in altre strutture idonee alla cura ma le strutture territoriali non se ne fanno carico – conclude Testa – Se come è giusto la sanità rappresenta il primo punto per la Presidente della regione, non si trascuri quella penitenziaria. Il diritto alla salute è contemplato per tutti i cittadini compresi quelli che sono privati della libertà. Su questo interesserò nel breve tempo tutti i soggetti istituzionali che hanno responsabilità al riguardo”.